A cura di Silvia (05/2017)
Voto:
Dopo
aver letto e amato Sette
Minuti Dopo la Mezzanotte (qui la recensione), romanzo
scritto da Patrick Ness
sugli appunti di Siobhan Dowd, autrice prematuramente scomparsa, ho
sentito il bisogno, fortissimo, di fare l'avvocato del diavolo e di
capire di chi fossero i reali meriti di un'opera tanto perfetta. Be',
di entrambi ho scoperto. Che Siobhan Dowd sapesse entrare nel mondo più
intimo e nascosto dei giovani era indiscusso, ma le parole che
avrebbe usato sarebbero state efficaci quanto quelle di Ness?
Assolutamente sì.
Ne ho avuto la conferma dopo aver iniziato Il Mistero del London Eye.
Mi sono bastate poche righe e Ted, con il suo mondo un po' rovesciato,
mi aveva già conquistata. La scrittrice britannica ha affidato la
narrazione a un
dodicenne assolutamente fuori dal comune nel cui cervello è stato
installato un sistema operativo diverso da quello delle persone normali.
La sua patologia non ha mai un nome, eppure è descritta in maniera
impeccabile: Ted non ha amici, non comprende il linguaggio del corpo e
le metafore le traduce alla lettera; ha una passione sfrenata per la
meteorologia e un'uniforme che indossa anche quando non c'è scuola.
È molto intelligente e nonostante il senso di solitudine che
a volte l'affligge ha la mente costantemente affollata da mille
pensieri che gli permettono di vedere cose che agli altri sfuggono.
Quando con la sorella Kat e il cugino Salim vanno al London Eye succede
qualcosa che ha dell'inspiegabile. Salim sale sulla ruota grazie a un
biglietto regalatogli da un misterioso signore, ma sparisce nel nulla.
Dopo il canonico giro di trenta minuti tutti i passeggeri scendono
dalla capsula tranne lui. Cosa fare? Come giustificare alla madre e
alla zia la sua scomparsa?
Ted, che non ha mai detto una bugia, perché non è proprio capace di
farlo, cercherà in tutti i modi di crackare il suo cervello e di farlo
funzionare al meglio, perché anche se ha dei limiti diagnosticati da
medici e professori competenti, anche se dimentica le piccole cose e le
mani gli sfarfallano in modo incontrollabile quando si agita, ha anche
una capacità logica e deduttiva fuori dal comune capace di
abbattere quegli schemi e quelle barriere che a volte ti impediscono di
vedere le cose per come sono realmente. Insomma, Ted avrà anche una patologia, ma
è una patologia ad alto funzionamento. A volte nemmeno sua
sorella Kat riesce a stargli dietro, perché lei - che è "normale" - si
fa prendere dall'ansia, ragiona a sproposito, va in tilt al minimo
ostacolo. Ma insieme sono un grande duo, insieme sono il braccio e la
mente.
Devo
ammetterlo, non sono un'esperta della materia, non ho letto tantissimi
libri con protagonisti afflitti dalla sindrome di Asperger, ma una cosa
è certa, nessuno mi è piaciuto - e probabilmente mi piacerà - come
questo.
Ted è speciale, la sua voce è speciale, il suo universo è speciale.
Siobhan Dowd è stata bravissima a farci vedere il mondo attraverso gli
occhi di un ragazzino diverso da tutti gli altri, ha avuto la grande
capacità di farci scoprire cosa c'è oltre i silenzi,
i grugniti, le frasi ripetute, i tic nervosi, il fastidio del contatto
fisico, e di quanto incredibile e fantastico sia tutto il resto.
L'autrice insomma ha fatto bingo. Ha trattato un tema tanto delicato
con estrema naturalezza, ha congegnato un giallo strutturandolo con
intelligenza, ha parlato di emarginazione e bullismo, e poi ha condito
il tutto con sagacia e ironia.
Un libro bellissimo che ci insegna quanto le cose e le persone siano
diverse a
seconda dalla prospettiva da cui le si osserva.
Nota:
ispirandosi al soggetto di Siobhan Dowd, Robin Stevens ha scritto Il Mistero del Guggenheim,
un romanzo in uscita a Settembre 2017 sempre per Uovonero, in cui Ted e
la sorella Kat tornano a indagare su un caso
misterioso che coinvolge l'intera famiglia.