A cura di Silvia (07/2015)
Voto:
Se il capolavoro universalmente riconosciuto di Susan Hill - La
Donna in Nero - non ha stravolto la mia carriera di
lettrice, ho pensato bene di ritentare con un suo romanzo breve e mi
sono buttata, fiduciosa e piena di speranze, su L'Uomo nel Quadro.
La migliore dote di questa autrice è sicuramente quella di riuscire a calare le sue storie in scenari decisamente suggestivi. Grazie a una penna cupa e trascinante, la Hill trasforma Venezia in un luogo decadente e maleodorante, in cui la cupidigia e la malvagità trovano terreno fertile; il romanticismo tipico della Serenissima lascia spazio alla depravazione e i panorami mozzafiato diventano ipnotiche vedute in grado di catturare e annientare mente e corpo.
Tutto inizia con il racconto di Theo
Parmitther il quale, durante una fredda
sera invernale, si lascia andare ai ricordi e rivela a Oliver, un suo
"vecchio" studente di Cambridge, le stranezze che ruotano intorno a un
quadro acquistato all'asta.
Il dipinto, risalente al 1800, è apparentemente bellissimo: Il Canal
Grande è impresso sulla tela in un gioco perfetto di luci e ombre,
mentre un gruppo festoso di persone in maschera riempono le vie e le
imbarcazioni. Ma non tutti sembrano divertirsi. C'è un uomo che fissa
lo spettatore con timore e angoscia ed è difficile restare indifferenti
di fronte a una paura quasi ipnotica.
Nel
corso della lettura la narrazione passa di voce e in voce, come se il
mistero del quadro e quello che comporta possederlo, fosse uno scomodo
fardello di cui si sente il bisogno di liberarsi, ma purtroppo quella
che dovrebbe essere una ghost story non ha tutti gli elementi per
definirsi tale. Soprattutto
la maledizione del dipinto non ha radici
abbastanza profonde e la Hill per qualche misterioso
motivo, decide di
non fornire troppe spiegazioni... diciamo pure nessuna. Questa è una
cosa che in questo genere di libri fatico ad accettare, e non poco! In
ogni storia che si rispetti i
fantasmi hanno un passato da raccontare, un qualcosa che giustifichi
quanto meno le loro azioni. Qui no. Tra l'altro pur non essendo un
romanzo noioso (ma è anche decisamente breve), a un certo punto tende a
diventare ripetitivo e solo una rivelazione chiarificatrice poteva
farlo andare ben oltre la sufficienza. Bastava aggiungere
un'altra voce
narrante, la più importante, quella della donna con la
maschera di seta bianca e le piume tra i capelli, colei che brama
vendetta distruggendo la felicità altrui, ma di cui ci è dato sapere
troppo poco.
Poteva essere un perfetto e angosciante romanzo sulla bramosia, la
depravazione e la crudeltà dell'essere umano, ma nonostante un
intreccio che tenta di fondere il capolavoro di Oscar Wilde
con Morte a Venezia di Thomas Mann, nel momento in cui c'è da scoprire
le carte ancora una volta Susan Hill gioca quella dell'ignoto, e perde.