Sulla Pelle di Gillian Flynn

A cura di Silvia  

Voto: 


Sinceramente avevo sentito parlare molto bene del romanzo di esordio di Gillian Flynn, vincitore tra l'altro di due Dagger Award e finalista all'Edgar Award, eppure ho faticato a terminarlo, nonostante una trama interessante e uno scrittura scorrevole. 

A Wind Gap due bambine sono state uccise e l'assassino ha strappato loro tutti i denti. Camille, giovane giornalista, viene scelta dalla redazione per scrivere un articolo; deve quindi recarsi sul luogo del delitto, lo stesso luogo dove vive la sua famiglia e dove la gente del posto la conosce ma che ora non la vede pił di buon occhio. Camille vuole scavare nelle loro vite, vuole ficcare il naso in cose che non la riguardano e la vecchia compaesana si trasforma in una nemica.
Eppure Camille, forse senza volere, si ritroverą protagonista e vittima allo stesso tempo e l'orrore del presente si ricollegherą a un passato rimosso di cui porta le tracce sulla pelle.
Sulla pancia ha scritto BAMBINA, sul polso MALVAGIA. Su un piede ha scritto PIANGI, sul bacino DEPRAVATA. Sul seno ha scritto TRAGEDIA, sul collo SVANIRE. Perchč quel bisogno di lasciare un segno indelebile sul proprio corpo? Perchč la necessitą di impremersi il dolore?
Le risposte non tarderanno ad arrivare e la veritą sarą dolorosa quanto beffarda. 

Č evidente che quello dell'autrice vorrebbe essere un viaggio nella psiche e nella depravazione umana, vuole scavare nel sadismo e nella misantropia, nei morbosi legami familiari e nel finto perbenismo, ma c'č veramente troppa carne al fuoco. Personalmente ho avuto l'impressione che volesse strafare e che la storia le sia sfuggita di mano.
Personaggi a cui vengono messe in bocca battute d'effetto solo per colpire il lettore, ma che risultano spesso fuori luogo e inutili. Addirittura inadatte al personaggio che le pronuncia.
La protagonista stessa, che racconta la storia in prima persona, ha dei pensieri spesso assurdi, tipici di una mente malata (ma forse era quello a cui mirava l'autrice) che rendono difficile, se non impossibile, un minimo di identificazione. Per lei non si prova nč simpatia, nč pena, nč odio, nč copassione. Niente di niente. Di Camille a fine romanzo restano tante parole scritte su trecento pagine, ma nulla che l'abbia resa vera. Nulla da ricordare.


La Critica

"Dire che questo romanzo d'esordio č fantastico č davvero troppo poco"
Stephen King

"Un thriller avvincente e di classe. Una vera vittoria."
Harlan Coben

"Uno sguardo spietato sull'imperfezione umana e il male che ci muove. Un capolavoro di misantropia."
The Washington Post

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Titolo Originale
Sharp Objects

Casa Editrice 
Piemme, 2008

Traduzione
B. Murgia

Genere
thriller

Pagine 316