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Niente di vero tranne gli occhi

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NIENTE DI VERO TRANNE GLI OCCHI di Giorgio Faletti

© Baldini Castoldi Dalai editore
Genere: thriller - pag.490
Categoria: killer
A cura di Silvia

New York. Uno spietato killer che uccide beffandosi delle sue vittime anche dopo la morte, componendo i loro corpi come i personaggi dei Peanuts e un ex tenente del NY Police Department, Jordan Marsalis, intrappolato dal forte senso del dovere nelle indagini.
Roma. Una giovane donna, Maureen Martini, commissario della Polizia di Stato Italiana costretta a un repentino trasferimento a New York per sottoporsi a un trapianto di cornee.
Inevitabile che le due storie incrocino il loro cammino per poi proseguire sulla medesima strada…
"Niente di Vero Tranne gli Occhi" è un romanzo che coinvolge per la scrittura calda, mediterranea, ricca di colori e sfumature, ma con una trama dallo sviluppo altalenante. Il punto focale di una lettura, dove giallo e suspense sono protagonisti, lascia molte cose affidate al caso e per i veri appassionati di thriller potrebbe essere una delusione.
Avete presente la soddisfazione di leggere un libro e vedere alla fine tutti i pezzi del puzzle combaciare alla perfezione grazie alla logica? In questo caso non sarà proprio così. E soprattutto non saranno gli indizi e le logiche deduzioni a svelare il colpevole, ma un elemento… paranormale.
Di conseguenza se l'illogico non fa per voi, cambiate strada; se invece pensate che dei personaggi ben tratteggiati possano regalare ore d'intrattenimento spese bene, allora cimentatevi in questa lettura e potrete restarne soddisfatti. Anche molto.
Tra l'altro l'autore tratta in modo molto chiaro due temi attualissimi: la solitudine e l'emarginazione. Attraverso i suoi personaggi, vittime o colpevoli che siano, Faletti dà voce ai suoi stessi pensieri, parlando con disincanto e un pizzico di cinismo della società, della vita, delle ingiustizie.
Jordan, solo con la sua moto nel tentativo di correre più veloce del passato che lo insegue incessante. Uno dei pochi uomini con una coscienza che si ostina ancora ad ascoltare.
Maureen, gettata nella solitudine più disperata nel momento più felice della sua vita.
Lysa, così bella e irraggiungibile. Da guardare, ma non toccare. Sola ed emarginata per un incomprensibile scherzo del destino.
E lo stesso Jerry Kho, la prima vittima, perso nel proprio egocentrismo. Superficiale, effimero, folle… e si potrebbe continuare così per ogni personaggio, principale o secondario che sia.
Devo dire che l'autore è bravo nel dar voce alle emozioni, la storia di Maureen regala attimi di grande commozione e la povera Lysa, con il suo tragico dilemma "essere non essere", intenerisce... nonostante tutto.
Per tutti questi motivi mi viene spontaneo pensare a un romanzo di Faletti che non sia necessariamente un thriller. Lo stile è buono e soprattutto è molto personale. E' vero che come ha dichiarato lui stesso ha preso spunto dai grandi americani come Connelly e Deaver, ma la tecnica, leggermente più raffinata rispetto a "Io Uccido", è tutta farina del suo sacco.
Nel precedente romanzo l'assassino era prevedibile dall'inizio, in questo forse un po' meno, ma il percorso per arrivare alla risoluzione del caso è costellato di continui colpi di fortuna e casualità. E mi spiace dirlo, ma dei bravi poliziotti non trovano il colpevole confidando nella divina provvidenza; se poi i nodi vengono al pettine grazie al famoso elemento paranormale, è ovvio che il romanzo lasci un po' di amaro in bocca.
Resta il fatto che la lettura scorre veloce e ci sono molti interessanti spunti di riflessione. Potrei muovere la medesima critica già fatta per "Io Uccido": ogni tanto ho l'impressione che l'autore voglia strafare e inciampi in troppe metafore e luoghi comuni (ho trovato tre similitudini in una sola frase!), però il suo successo è anche meritato. Ci sono autori più famosi e navigati, di cui mi astengo di dire il nome, che hanno pubblicato veri e propri scempi letterari... in fondo Faletti è uno scrittore ancora agli esordi.
A "Io Uccido" ho fatto un applauso, qui mi astengo, ma resto in attesa della sua prossima fatica.

PROLOGO
II buio e l'attesa hanno lo stesso colore.
La ragazza, che un giorno sarà seduta nell'oscurità come in una poltrona, ne avrà avuto a sufficienza dell'uno e dell'altra per averne paura. Avrà imparato fin troppo bene e a sue spese che la vista a volte non è un fatto esclusivamente fisico ma mentale. Improvvisamente, i fari di una macchina di passaggio disegneranno un riquadro luminoso che percorrerà le pareti con rapida furtiva curiosità, come alla ricerca di un punto immaginario. Poi, dopo la prigionia della stanza, quel ritaglio di luce ritroverà la libertà della finestra e tornerà fuori, all'inseguimento della macchina che l'ha generato. Oltre la cortina delle tende, oltre i vetri, oltre i muri, nel buio giallastro di mille luci e di mille neon, ci sarà ancora quella follia incomprensibile che chiamano New York, la città che tutti dicono di detestare e che tutti continuano ostinatamente a percorrere con l'unico scopo non dichiarato di capire quanto l'amano. E col terrore di scoprire quanto poco ne sono riamati. Così, si ritrovano a essere solo uomini, uguali a quelli che popolano tutto il resto del mondo, semplici esseri umani che si rifiutano di avere occhi per vedere, orecchie per sentire e una voce da contrapporre ad altre voci che gridano più forte.
Sul tavolino di fianco alla sedia su cui è seduta la ragazza ci sarà una Beretta 92 SBM, una pistola col manico di dimensioni leggermente ridotte rispetto al normale, appositamente costruita per adattarsi a una mano femminile.

FILM

Come per "Io Uccido" anche i diritti su "Niente di Vero Tranne gli Occhi" sono stati acquistati. Non ci resta che attendere!


 

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