A cura di Silvia
(09/2015)
Voto:
Ken Follett per me è un po'
un'àncora di salvezza, i suoi libri sanno farmi compagnia, le trame mi
intrigano e spesso riescono anche a sorprendermi. Sono romanzi molto
visivi i suoi, il cinema attinge da questi scritti continuamente, e fa
bene, come ho detto più volte sono sceneggiature già pronte per l'uso,
anche se i risultati spesso non sono proprio eccelsi... ma va be', non
addentriamoci in questo spinoso territorio...
Ho iniziato Nel Bianco
perché volevo una storia che mi piacesse al 100%, dopo le delusioni
estive mi serviva qualcosa per riprendermi, e posso dire di aver fatto
bene anche se Follett ha
innegabilmente scritto di meglio. I pregi però sono
altrettanto innegabili e forse risulterò ripetitiva, ma mi stupisce
sempre il mondo in cui l'autore riesce a rendere semplici anche gli
argomenti più complessi.
Ho definito spesso i suoi romanzi "leggeri" e non per sminuirne il
valore, tutt'altro. Grazie a lui mi sono avvicinata a
thriller di spionaggio che non avrei pensato di prendere in
considerazione nemmeno sotto tortura, e alla fine me ne sono pure
innamorata. Per non parlare delle biotecnologie affrontate ne Il
Terzo Gemello, la genetica sembrava più facile della
tabellina del due, e il libro - wooow - uno dei più belli mai letti!
La trama di Nel Bianco
avrebbe potuto frenarmi, si
parla di bioterrorismo e diciamocelo, se sulla copertina
ci fosse stato il nome di uno dei tanti Pinco Pallino che affollano le
librerie, e non di Ken Follett, avrei pensato "chissà che palla assurda!",
invece mi sono immediatamente ritrovata incollata alle pagine. Una sensazione piacevolmente
prevedibile. A
volte fa bene sapere con chi si ha a che fare e Follett fidelizza più
della carta Coop.
Purtroppo però con il voto non posso sbilanciarmi troppo in quanto Nel Bianco - ahimé
- scarseggia un po' di colpi di scena e si sviluppa in modo perlopiù
prevedibile. Nonostante tutto gode di un ritmo eccellente e il
corollario di personaggi su cui Follett sposta l'obiettivo a
più riprese è variegato e ben definito; la lettura in questo modo non è
mai lineare, non ha momenti di stallo, ma è come un film fatto di
numerosi piani sequenza, di inquadrature sempre differenti che si
susseguono instancabilmente.
Pensavo che mi sarei affezionata a Toni Gallo, una protagonista tosta e
volitiva, ma alla fine non è successo. Stranamente Kit, l'antagonista,
mi ha colpito più di tutti. Lui, così fragile, incapace di concludere
qualcosa di buono nella vita, il perfetto
fallito, il reietto della società, il figlio che nessun padre vorrebbe
avere, è stato il vero motivo che mi ha spinto a finire il libro.
Incredibile? Mica tanto.
Toni è troppo perfetta.
Si occupa della sicurezza dei laboratori del "Cremlino" e nonostante
non riesca a impedire che una variante mortale del virus Ebola venga
trafugata, non apparirà mai come una perdente. Tutt'altro. Reagisce con
determinazione e coraggio, si mette in prima linea in una caccia
all'uomo e contro il tempo che sembra non avere fine nonostante duri
soloquarantotto ore, e prima di sfogliare l'ultima pagina sappiamo già
che riuscirà a salvare il mondo e a conquistare il cuore dell'uomo che
ama. Insomma, brava, le facciamo un applauso, ma fino a che punto
appassiona l'eroina perfetta?
Diciamo che a volte funziona, in altri casi un po' meno, e stavolta la mia attenzione si è
spostata su Kit, il ragazzo senza anima.
Kit poteva avere una vita all'insegna del lusso e degli agi, ma si è
indebitato fino al collo e per rifarsi una vita accetta di essere la
mente del "colpo del secolo". Deve entrare con altri due manigoldi nel
"Cremlino" e poi sarà pieno di soldi. Insomma, niente di più facile per
lui che è una specie di hacker e suo padre è nientepopodimeno che il
proprietario del laboratorio. Un doppio tradimento il suo, ma Kit è un
insensibile egoista e se ne frega dei danni che deriveranno dal suo
gesto. Quello che intriga infatti non è tanto il furto in sé, ma le
conseguenze immediate e future. C'è una guerra etica e morale in atto e
Kit si ritroverà in prima linea a dover combattere contro la sua stessa
anima. Quell'anima che forse riposa silenziosa nel suo petto e aspetta
di essere risvegliata.
Mentre la popolazione mondiale si appresta a festeggiare il Natale, in
una Scozia sepolta dalla neve e immobilizzata dal freddo qualcuno lotta
per la salvezza dell'umanità e qualcun altro per annientarla. Si sa
come andrà a finire, Follett sotto questo punto di vista è prevedibile,
per essere uno scrittore
britannico deve amare follemente le americanate, però
resta un grande. Uno dei
pochi in grado di lubrificare gli ingranaggi del lettore più
arrugginito.
Nota: Nel
2009 è uscita un'omonima miniserie televisiva diretta da Peter Keglevic
ed interpretata da Isabella Ferrari, Heiner Lauterbach e Huub Stapel.
Per la cronaca, sono felice di non averla vista.