A cura di Silvia (10/2013)
Voto:
Torna Fitzek e torna per tenerci svegli la notte, per farci dubitare di chi siamo e di cosa facciamo mentre dormiamo, o mentre crediamo di dormire per l'esattezza, quando un altro "io" potrebbe svegliarsi e compiere le peggiori delle azioni. Azioni che al nostro risveglio non ricorderemo ovviamente.
È quello
che succede a Leon che una mattina si sveglia nel suo letto e
vede la moglie Natalie intenta a fare le valigie. La donna ha un occhio
tumefatto, le mancano delle unghie da una mano e da come si comporta
sembra proprio che la colpa sia del marito. Il sospetto che si fa
strada in Leon ha radici nel passato quando, dopo la morte dei
genitori, aveva sofferto di una sorta di sonnambulismo "vigile" ed era
stato ritrovato accanto al letto del figlio della famiglia affidataria
con un coltello in mano. Come se non bastasse tutt'ora soffre di
paralisi notturna... Il quadro che prende forma davanti al protagonista
è angosciante e terribile, è
un incubo che ritorna pronto a
distruggergli la vita e a trasformarlo in un mostro. Ma
questo è niente
rispetto a quello che l'attende. Leon precipita lentamente in un tunnel
claustrofobico e pericoloso, dove il nemico è il suo stesso "io".
Quell'"io" che cerca di combattere posizionandosi una telecamera
addosso in modo da riprendere ogni azione inconscia e salvare così sua
moglie dal demonio che riposa nella sua anima... sempre che non sia
troppo tardi...
Purtroppo
però ogni indizio invece di aggiungere una tessera al puzzle ne aumenta
il numero, ogni persona con cui parla annienta le piccole certezze su
cui basava i suoi ragionamenti e ogni passo che crede di compiere in
avanti lo getta invece tre indietro. Sembra banale dirlo, ma niente è
come sembra, nel senso più letterale del termine. Ma
perdermi nei
labirinti mentali di Fitzek mi piace immensamente. Una parte di me non
vede l'ora di uscirne, l'altra metà, forse il mio "io" più malato,
vorrebbe restarci a tempo indeterminato...
Devo dire che il ritmo de Il Sonnambulo è quello incalzato de La Terapia e de Il Ladro di Anime, e la storia è impregnata di un'atmosfera opprimente e ipnotica che per certi versi mi ha ricordato alcuni romanzi a camera chiusa tipo Sliver di Ira Levin, in cui un condominio, i suoi appartamenti, e gli stessi inquilini sono tutti un po' protagonisti. Inquietanti protagonisti. Specchi che hanno gli occhi, pareti che nascondono passaggi segreti, porte con codici da decifrare. Leggere Il Sonnambulo è stato avvincente, intrigante, delirante e sono sincera, alla fine i numerosi e concatenati colpi di scena mi hanno anche frastornata, qualcuno in meno non avrebbe tolto al romanzo nulla, anzi forse gli avrebbe solo dato un piano più immediato e di semplice comprensione, ma non importa: Fitzek mi ha tenuto in pugno ancora una volta, mi ha mandato in trance, e adesso addormentarmi non sarà più la stessa cosa...