A cura di Silvia (05/2006)
Voto:
Che cos'è la storia, se non una favola su cui ci si è messi d'accordo?
Con questa affermazione, Napoleone, quasi due secoli or sono,
riassumeva lo spirito de "Il Codice da Vinci".
Un successo planetario, tradotto in 44 lingue e con oltre 56 milioni di
copie vendute in meno di 3 anni.
Siamo a Parigi, all'interno del museo del Louvre, nell'attimo
in cui un omicidio sta per essere compiuto. Il vecchio curatore Jacques
Saunière tenta invano di salvarsi, ma il suo assalitore lo ferisce
mortalmente dopo aver ottenuto ciò che voleva: una confessione sul
nascondiglio della chiave di volta. Una bugia che Saunière si era
preparato da tempo. Ma la verità non può morire con lui e nei pochi
minuti che gli restano decide di lasciare un messaggio in codice. Si
spoglia, si distende sul pavimento come l'uomo Vitruviano e col sangue
scrive il nome di un uomo, Robert Langdon, e dei numeri...
Inizia da questo momento una caccia al tesoro (e che tesoro!)
magistralmente congegnata, alla quale solo Langdon, famoso studioso di
simbologia e Sophie Neveu, esperta in crittografia, sapranno dare un
senso.
Un'avventura lunga una notte, ricca di colpi di scena, nella quale la storia verrà riscritta,
anche se l'affresco che
si dipingerà più che storico, sarà contro - storico.
Per capire il segreto di tanto successo non bisogna decriptare alcun codice, perchè Dan Brown ha avuto occhio. Ha proposto la sua teoria sull'origine del Cristianesimo in un romanzo thriller invece che in un saggio - ne esistevano già molti, ma in pochi li compravano - e l'ha reso accessibile a un vastissimo target grazie a una sintassi quasi elementare e a capitoli brevi, ma di forte impatto, in cui il mistero a tratti si svela, a tratti si infittisce.
Intelligente, non c'è che dire, quindi lode al merito, anche
se dubito che i veri appassionati di thriller, i divoratori di Connelly
e Crais, possano apprezzare pienamente questo romanzo per il genere che
lo identifica.
Dan Brown sarà anche un bravo critico dell'arte, su questo non entro
nel merito, ma se da un lato ha saputo ricostruire 2000 anni di storia,
dall'altro è scivolato in grosse banalità. Si è mai visto un tenente di
polizia che contamina volontariamente la scena di un delitto? O un
sistema di computer degno della Nasa non protetto da una password?
Banalità a cui era facile rimediare e proprio per questo motivo
ingiustificabili.
Ma il pubblico ha premiato l'idea, e la curiosità (è proprio vero che discendiamo
dalle scimmie ) ha avuto il
sopravvento, come se tra le pagine del romanzo si potesse realmente
scoprire una verità mai rivelata.
Sì, perchè questo romanzo ha avuto un effetto calamita, e ha attirato
persone di ogni tipo: giovani, meno giovani, critici, lettori alle
prime armi, atei, religiosi e via dicendo. È amato e odiato
allo stesso tempo, ma cosa importa? L'importante è che se ne parli e
Dan Brown, forse senza neanche aspettarselo, ha dato vita a un vero e
proprio caso letterario.
La Chiesa lo condanna, gli autori del saggio "Il Santo Graal" gli hanno fatto causa, ma "Il Codice da Vinci" continua a vendere anche dopo 3 anni dalla sua uscita e la Mondadori ha già superato la 60° ristampa.
La cosa incredibile è che questo romanzo ha dei difetti, ma non importa, perchè ogni piccola imprecisione spesso non viene neppure notata; l'attenzione è totalmente focalizzata sul mistero del Santo Graal, sui Templari, sulla vita di Gesù come non ce la saremmo mai aspettata. Lo sgomento di certe supposizioni è tale che poco importa se Brown ogni tanto esagera nel voler stupire (l'idea che Walt Disney abbia disegnato la Sirenetta coi capelli rossi per richiamare la Maddalena poteva risparmiarsela), si vuole arrivare all'epilogo il più in fretta possibile e si continua a leggere sorvolando su tutto.
Gli stessi protagonisti sono solo delle pedine che portano avanti il gioco, pertanto privi di una psicologia approfondita e lo stesso vale per le descrizioni spesso solo accennate.
Un occhio sempre attento è rivolto invece alle opere d'arte, Dan Brown nasce storico dell'arte prima che scrittore e si vede! Ci sono molte informazioni inutili (ma interessanti) che non manca di dare per il semplice gusto di farlo, anche se qualcuna capita, ahimè, fuori luogo. Per esempio, i due protagonisti stanno scappando dalla polizia, passano davanti all'Arco del Trionfo ed ecco che Langdon lo osserva e ne ripassa le misure, l'anno di costruzione e via dicendo (chiamiamola deformazione professionale, ma quello era il momento di correre a gambe levate).
In definitiva è un romanzo che appassiona più per i contenuti che per la qualità scrittorea, forse ancora da raffinare, ma in ogni caso, nonostante fin ora abbia messo vari puntini sulle "i", il romanzo si legge in un lampo. Oltre cinquecentopagine che scivolano via senza accorgersene, e questo non può essere che un pregio. Ci sono scrittori più abili nell'uso delle parole, più descrittivi, che rischiano di annoiare, invece Dan Brown ha saputo raccontare la *sua* storia a tutti, ha appassionato e ha condito il tutto con piccole curiosità, del tipo "perchè venerdì 13 è considerato infausto?".
Alla fine è comprensibile perchè piace e perchè no, ma è bene ricordare che è un romanzo e come tale va preso. Forse nasconde delle verità, quali, resta ancora un mistero...
Serie con protagonista Robert Langdon
1. Angels and Demons - Angeli
e Demoni
2. The Da Vinci Code - Il Codice da Vinci
3. The Solomon Key - La Chiave di Salomone
4. Inferno - Inferno