A cura di Silvia (2009)
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Nell'Unione Sovietica del 1953,
Leo è un ufficiale dell'MGB (precursore del KGB), ma soprattutto è un
servo del sistema, quel sistema che addestra i suoi adepti alla
crudeltà e coltiva le paure del popolo. La vita di ogni cittadino è
sotto il costante mirino di una Polizia di Stato che per il bene comune
si fa portavoce di una legge che punisce e basta. Sei sospettato?
Considerati già morto. Così deve essere. Così è.
Leo è stato addestrato per rendere il suo cuore crudele e non c'è altra
legge al di fuori di quella di Stalin a cui si deve prestare con cieca
e sottomessa obbedienza.
Quando il figlio di un suo collega viene trovato morto spetta a lui
insabbiare il caso (anche se inconsapevolmente) convincendo il padre
della vittima che si è trattato di un incidente e non di un omicidio.
Il piccolo Arkadij è stato travolto da un treno mentre giocava nei
pressi della ferrovia, fine della storia. Ma le cose sono andate
diversamente e ci vorrà del tempo prima che lo stesso Leo si renda
conto che in Unione Sovientica la parola "giustizia" serve solo da
facciata.
Per la Polizia di Stato è molto più facile affibbiare la colpa a
qualche emarginato della società, o a qualcuno di momentaneamente
scomodo, l'importante è chiudere il caso e uscirne vittoriosi. Invece è
proprio perchè in uno Stato libericida il crimine non esiste, non
deve esistere, che un serial killer può uccidere indisturbato.
Leo abituato a non dormire per giorni pur di catturare l'uomo che gli
veniva indicato dall'MGB, ad assumere anfetamine pur di non cedere ai
normali cali fisiologici tipici dell'essere umano, deciderà di cambiare
nel momento in cui il dito dei suoi superiori verrà puntato contro sua
moglie.
Denunciarla e quindi condannarla, o difenderla e mettere a repentaglio
la sua vita e quella dei genitori? Una vita contro tre, la scelta non
dovrebbe essere difficile, eppure Leo non vuole più far parte di un
sistema capace di mistificare anche un semplice gesto.
La ribellione lo porterà all'esilio, ma questa volta Leo non subirà le
scelte degli altri, perchè vorrà fare giustizia catturando il killer
che ormai ha già barbaramente ucciso 45 bambini, tutti secondo lo
stesso modus operandi.
"Bambino 44" è veramente un bellissimo romanzo, con una buona dose di
thriller, ma non solo. A un'attenta e raggelante ricostruzione storica
si aggiunge l'evolversi di un personaggio che da "cattivo" diventerà
"buono", co-protagonisti o anche solo comparse ben tratteggiati, una
caccia all'uomo ricca di azione e poi un epilogo, quasi commovente,
finalmente necessario per espiare definitivamente ogni colpa.
La sola copertina è capace di catapultare il lettore nel freddo clima
di terrore che lo accompagnerà per 440 pagine: una coltre di neve
macchiata di sangue attraversata dai binari di un treno, due indelebili
cicatrici lungo L'Unione Sovietica.
Splendido esordio, di cui Ridley Scott ha già acquistato i diritti
cinematografici.