A cura di Silvia (09/2011)
Voto:
I titoli tradotti in italiano di questa autrice hanno un
innegabile sapore di buono che ti attrae in modo irresistibile, per
cui, dopo tanto tempo passato a fissarli senza leggerli mi sono decisa!
Scegliere tra Latte e
Miele, Pane
e Cioccolato e Zenzero
e Cannella è stato facile. Adoro sia l'odore che il sapore
della cannella per cui non ci ho pensato due volte!
Il romanzo inizialmente ha molte caratteristiche, anche esasperate,
della più classica chicken
literature, ma la protagonista è così
esaurita e fuori di testa che mi strappa più di una risata... per cui
proseguo.
Connie sta per partire per la sua seconda luna di miele quando il
marito non si presenta all'aereoporto e lei si ritrova sola soletta, in
volo per Venezia! Inizialmente è sconvolta, disperata, fa ragionamenti
sconclusionati, e non pensa nemmeno per un secondo che Tom possa aver
avuto un qualche imprevisto, lei sa di essere stata piantata! Ma
Venezia è la città dei suoi sogni, quella che desidera visitare da una
vita intera per cui, quando arriva, non perde tempo e inizia a
gironzolare tra calle e callette. Connie è una critica gastronomica,
per cui si addentra nei mercati traboccanti di ogni delizia, finchè non
incrocia il più bel gondoliere mai visto prima (non ne aveva mai
visto uno in effetti) e dimenticarsi di Tom è un attimo. Nel giro di
una frazione di secondo cancella un'intera esistenza passata con l'uomo
che conosce da quando era solo un bambino, lo stesso uomo che da
ragazzino impastava torte di pongo che lei puntualmente gli
mangiava. Tutto per un misterioso
sconosciuto. Marco.
Con Marco vive un'intensa relazione che forse non tocca nemmeno le
ventiquattro
ore, per poi ritrovarsi di nuovo sola. A quanto pare Marco l'ha
mollata. Pure lui!
Nonostante i pensieri assurdi partoriti dalla mente esaurita di Connie
mi facessero sorridere, le sue azioni le trovavo davvero fuori dal
comune, al limite della pazzia, ed ero arrivata a pensare che ok, il
libro si leggeva, ma era anche di
una superficialità unica! Poi dopo circa 80 pagine la
rivelazione. Il colpo di scena! Ed
ecco che il romanzo assume nuovi colori, nuove sfumature e diventa
addirittura profondo, nonostante l'ironia stemperi sempre la serietà
degli eventi.
Non voglio rivelarvi cosa succede nel dettaglio, vi dico solo che
Connie
improvvisamente non sarà più la stessa e che dovrà riprendere in mano
la
sua vita. Un incidente la cambierà. Ma non cambierà la Connie di
Venezia, quella forse
non è mai esistita,
ma la vera Connie, quella che negli
ultimi tre anni è diventata una delle più grandi stronze di New York.
Avevamo conosciuto una donna leggermente sovrappeso, amante della buona
tavola, cordiale e gentile, che odiava fare sport e che non sapeva
distinguere una crema per la cellulite dalla cera per pavimenti.
Ritroviamo una Connie magrissima, truccatissima, con infiniti cosmetici
nel beauty case, perennemente a dieta, ma soprattutto snob.
Infinitamente snob! Connie non si riconosce. Non capisce come possa
essere successo, non crede alle parole della gente che parla di lei in
certi termini. Rivuole la sua vita, il suo matrimonio e i suoi vecchi
amici. Ma adesso le cose sono cambiate e farle tornare come prima sarà
impossibile... ma forse, potrebbero diventare anche migliori!
D'altronde questo romanzo parla di una donna convinta che la vita le
abbia tolto qualcosa, quando in realtà le ha solo regalato una seconda
possibilità.
Una lettura piacevole con un corollario di personaggi più e meno reali,
ma su tutti, la madre della protagonista, è la più caricaturale di
tutti. E' la classica donna incapace di riconosce i meriti della
propria figlia, anzi, per lei Connie è un vero e proprio capro
espiatorio e non perde occasione per mortificarla. C'è una scena (una
su tante) che la riassume alla perfezione. Connie non si è ancora
ripresa dall'incidente, sta parlando con il chirurgo e ovviamente è
confusa... beh, a fine conversazione ecco come esordisce sua madre:
"Insomma Mary-Constance,
non potevi sforzarti un po' di più? Ti salva la vita e tutto ciò che
riesci a fare è balbettare frasi senza senso e porgli una domanda più
stupida dell'altra. Cosa penserà adesso? Infermiera, cosa può dirmi
delle buone maniere? La gente operata dimentica anche quelle al
risveglio?"
Per non parlare di quando il fratello ipocondriaco di Connie è convinto
di doversi trapiantare un rene (senza che nessun medico gliel'abbia mai
detto!) e sempre la madre vuole che Connie gli dia uno dei suoi... il
migliore ovviamente! Ma questi sono solo intermezzi, piccoli siparietti
tragicomici, il romanzo è anche altro. E se all'inizio sembra
impossibile, tra queste pagine c'è anche qualcosa su cui riflettere.
Un unico appunto. Non amo sempre la scrittura in prima
persona, ma riconosco che se saputa usare bene è di forte impatto.
L'autrice è indubbiamente capace, ma una cosa proprio non mi è
piaciuta. Forse è una caratteristica di molti chick lit, ma non sopporto
quando la voce narrante si rivolge al lettore. Sono
passaggi, seppur
brevissimi, che mi estraniano dalla storia invece di coinvolgermi. E'
come se non stessi più dentro alle pagine di un romanzo, ma venissi
chiamata da chi dentro invece c'è, come se la protagonista mi dicesse "Ehi, ci sei!". Non
so se capita solo a me, ma è una sensazione spiacevole, perchè chi legge
vuole sempre sentirsi protagonista!