A cura di Silvia (07/2014)
Voto:
È
con abiti incolori, calze coprenti, camicette accollate e scarpe basse
che Ellie Parker deve affrontare il mondo dopo che suo fratello è stato
accusato di aver violentato la giovane Karyn McKenzie. Ellie deve dare
a tutti l'impressione di essere la classica studentessa diligente che
tutte le mattine esce per andare a scuola e terminate le lezioni torna
a casa, dove l'attende la sua perfetta
famiglia. È una farsa, una recita, ma lei
cerca di calarsi in quel ruolo per il bene di tutti.
Dall'altra
parte della città, nella zona del porto, lavora Mickey McKenzie, il
fratello di Karyn, un ragazzo che sogna di diventare uno chef,
ma che ha momentaneamente accantonato progetti e speranze per
affrontare quella quotidianità che sua madre non riesce a garantire con
regola. È lui che accompagna la sorella minore a
scuola; è lui che conforta e rassicura Karyn; ed è sempre lui che cerca
di tenere la madre lontano dalla bottiglia. E come se le giornate non
fossero già abbastanza lunghe e incasinate ci si mettono anche la
polizia e l'assistente sociale a complicare il tutto e a rendere quel
quadro spaventosamente grigio ancora più incolore.
Ellie
e Mickey sono sui fronti opposti dello stesso campo di battaglia.
Dovrebbero
odiarsi, ma quando si conoscono, per quanto tentino di sfruttare la
situazione a proprio comodo, non ci riescono. Mickey vorrebbe usarla
per incastrare Parker, lei per assolverlo. Ma per quanto in guerra sia
più facile odiare che amare a loro capiterà l'esatto contrario...
Jenny
Downham è riuscita a trattare un argomento molto delicato con assoluto
garbo e tanta delicatezza. L'ha fatto senza puntare il dito contro
nessuno, nemmeno contro Tom, il fratello di Ellie, che non ci viene
presentato come un ragazzo violento e pieno di rabbia, ma come un
giovane insicuro, alla ricerca di un forte senso di affermazione e
accettazione. Per questo non sono riuscita a condannarlo in toto, non
ce l'ho fatta, tutto il mio "io" femminista con tanto di maschera e
mantello da giustiziere è rimasto in un angolo a guardare. In silenzio.
Volevo giustizia, ma volevo anche capire.
Alla
fine ho capito che a uscire davvero sconfitta da questo romanzo è la
famiglia Parker. Quella famiglia che sembra volersi vestire di una
finta perfezione per non macchiare il loro nome e che si copre occhi e
orecchie per non vedere e sentire la verità. Sono loro quelli che vanno
davvero biasimati. Vogliono che Ellie la smetta di guardare indietro e
per confonderla comprano bugie e inganni in grado di rendere reale
quello che non lo è, ben consapevoli di quanto lei sia malleabile e
fragile.
Sarà
Mickey a rendere Ellie consapevole della propria esistenza. Sarà Ellie
a cambiare le carte in tavola. Succederà tutto per gradi, con estrema
naturalezza, i meccanismi che si innescheranno non avranno mai
forzature e anche se Mickey e Ellie non saranno i protagonisti
indimenticabili dei tanti romance in cui mi piace
crogiolarmi, sono i perfetti portavoce di uno scorcio di vita
reale.
Per
questo mi è piaciuto Tu
Contro di Me. È
un libro che senza strillare si fa sentire. Ed è un
libro che senza narrare storie lacrimevoli e passioni sfrenate tra
adolescenti problematici dice più di quel che sembra. Ci sono Ellie e
Mickey, c'è un mondo intorno a loro che tenta di fagocitarli, c'è il
tempo che scorre inesorabile senza che riescano a starci dietro. Ci
sono momenti di coraggio e altri di vigliaccheria. Ci sono parole dette
con rabbia e altre con tenerezza. Ci sono inganni e tradimenti. E poi
c'è il momento in cui capiscono che è arrivato il momento di fermarsi e
di riprendersi indietro quello che avevano perso.
Dall'autrice
di Voglio
Vivere Prima di Morire un
romanzo meno controverso, ma in grado di trovare tutta la polvere che
spesso si nasconde sotto i tappeti più pregiati.