A cura di Silvia (09/2016)
Voto:
Mi ero innamorata della penna
ruvida e tagliente di Valentina, una penna capace di prenderti a morsi
e lacerarti la pelle, una penna che aveva unghie e denti e che adesso
non c'è più. Ma solo in parte. Valentina scrive sempre magnificamente,
ha solo voluto raccontare una storia diversa da quelle a cui ci aveva
abituato. E per una volta
invece che ferirci ha preferito curarci.
Non Aspettare la Notte
è un bel cerotto che andrà a rattoppare tutti i tagli inferti
precedentemente, e quindi va bene così. È un romanzo con un respiro
meno ampio del solito, che si focalizza prevalentemente sui due
personaggi principali e che ha quasi tutte le caratteristiche del
tipico romance; insomma è un libro che va contestualizzato nel genere e
nel target giusto, solo allora lo si potrà apprezzare. Perché ok, non
sarà originalissimo, sicuramente saprà di già letto, ma a me, dalla
metà in poi, ha creato una certa dipendenza. Considerando poi il numero
indecente di romanzi rosa che quest'anno ho iniziato e abbandonato (credo di aver battuto qualsiasi
record!) lo considero un piccolo miracolo che solo la
D'Urbano poteva operare!
Cosa mi è piaciuto? Leggendo la trama pensavo che mi sarei innamorata
della complessità dei personaggi, invece mi sono fatta travolgere dalla
loro semplicità. Singolarmente
Tommaso e Angelica sono due anime pronte ad andare in pezzi, ma insieme
sono indistruttibili. E
normali. Lui non è più la sua malattia, non è
più il ragazzo che diventerà cieco a causa della retinopatia
degenerativa che gli consuma gli occhi, e lei non ha più il corpo e il
viso devastato da trecentosettantasei punti di sutura, l'ultimo regalo
di sua madre prima di morire.
Sono diversi, ma si prendono. Ti
prendono.
Lui che è bello, lei che non lo è più. Lui che sfreccia per le vie di
Borgo Gallico su di un vecchio motorino smarmittato senza il becco di
un quattrino in tasca, lei che ha appena ereditato una villa da mezzo
miliardo di lire. Lui che ha il sole nel cuore, lei che è pioggia e
tormento. E poi da sfondo gli anni Novanta. Gli anni degli amori
estivi, delle notti a guardare il cielo cercando quella stella che
cadendo esaudirà un desiderio impossibile. Gli anni senza social e
cellulari. Gli anni in cui tutto sembra dannatamente più complicato, ma
anche tremendamente più bello.
E niente... io in questa storia ho respirato aria di casa. Di quei
romance vecchio stampo che leggi con un po' di ansia, perché lo sai che
prima o poi quell'equilibrio quasi perfetto che si è venuto a creare
andrà a rotoli. Sai che non durerà.
E dopo? Dopo ci sono quelle pagine che devi consumare con urgenza,
perché speri che l'autrice trovi una soluzione, confidi in lei,
nell'amore che deve avere per i suoi personaggi, perché se lei ha
deciso di abbandonarli, be', tu non lo farai.
Insomma, coi suoi pregi e i suoi difetti, Non Aspettare la Notte è
un libro che mi si è incollato addosso. Tommaso è un personaggio
stupendo, ad Angelica avrei cavato gli occhi in più di un'occasione e
forse un finale diverso avrebbe regalato alla storia un'eco più
potente, ma in quel momento, nel momento in cui l'ho letto, è stato un
libro che mi ha fatto bene. E a volte, da un libro, non bisogna
pretendere altro.