A cura di Silvia (10/2013)
Voto:
Mai e sottolineo mai, mi era capitato di
leggere un romance con un protagonista maschile così infimo, meschino,
abietto, insensibile, e spregevole. Anche i più bastardi e corrotti
hanno sempre un minimo d'onore che li rende comunque umani agli occhi
della lettrice, ma Christopher Davenport no. Lui è un vero stronzo bastardo.
E pensare che tutto ha inizio per colpa di una limonata che
Chris rovescia accidentalmente addosso ad Anna per poi andarsene senza
degnarla di uno sguardo né tanto meno di una scusa (non è
nemmeno un gentiluomo!). Dopo poco sarà però Anna a prendersi
una piccola rivincita che le costerà molto, molto cara e Christopher,
che si è appena trasferito a Coxton per mettere in atto la sua vendetta
verso l'uomo che gli ha rovinato la vita, allargherà il suo raggio
d'azione a questa povera e semplice ragazza che ha osato oltraggiarlo
pubblicamente. Sì, tutto per una limonata! (Sì, è
anche dannatamente permaloso!)
Quello che le farà è meglio che non lo dica, ma preparatevi a
tanti pugni nello stomaco, la Pennacchi è una che colpisce duro e senza
mezzi termini.
La cosa incredibile è che nonostante questo libro condensi
tante cose che non mi sarei mai aspettata di trovare in un romance, lo
stile ricco dell'autrice mi ha fatto attorcigliare le budella,
mandandomi quasi in trance. Ho letto come un'ossessa, sembravo una
disperata a cui mancasse l'aria, ero in costante stato d'apnea. Perché?
A volte me lo sono chiesta anch'io... Cercavo, agognavo, speravo in
un'assoluzione per Christopher? Volevo vedere qualcosa di così profondo
e nascosto che solo la mia immaginazione di lettrice romantica era in
grado di scorgere? O volevo semplicemente che la protagonista
riacquistasse il suo caratterino e lo spedisse all'inferno con un bel
biglietto di sola andata? Non lo so. Forse tra qualche giorno lo
capirò, forse non dovrei essere qui a scrivere una recensione
delirante, ma avrei fatto meglio a mettere ordine alle mia budella che
ancora non si sono risistemate a dovere e aspettare... assimilare...
metabolizzare. Ma non si può. I libri vanno vissuti e io
Lemonade l'ho vissuto eccome, con pregi e difetti: per me è
stata un'esperienza nuova e devastante. Sì, perché di solito se leggo
un romance lo faccio per innamorami insieme alla protagonista, ma
sinceramente io di Christopher non mi sono innamorata (non subito
almeno...), e più volte mi sono ritrovata a immaginare una serie
infinita di torture che gli avrei voluto infliggere. Ma non l'ho
odiato, nemmeno quando avrei dovuto. L'ho trovato insopportabile,
spocchioso, borioso, pieno di sé, con due dita di cervello, eppure ho
sempre cercato di ritrovare in lui quegli occhi di bambino che hanno
visto morire tragicamente la madre. Lo so, sono una cretina. Una che
vede rosa ovunque, eppure vi assicuro che il rosa non è nemmeno il mio
colore preferito, tutt'altro. Ma la colpa non è di Christopher, bensì
della Pennacchi. Eh sì, mia cara Nina, se mi hai fatto perdere ore di
sonno, facendomi somigliare a un panda rincoglionito, la colpa è solo
tua. Tua, tua, tua e ancora tua. Quindi sai che ti dico? Brava! Hai
dato vita a una storia che ricalca i classici canoni del genere, l'hai
ambientata in una piccola e semplice contea inglese e invece di condire
il tutto con fiocchi e nastrini hai sbattuto in faccia al lettore una
realtà cruda, ma consona ai tempi. Sì, perché l'uomo violento c'era e
c'è sempre stato, così come la donna che s'innamora del suo carnefice.
Sei stata coraggiosa, forse sarai risultata impopolare, sicuramente
qualcuna non avrà condiviso le tue scelte narrative, ma io sono in
fase "standing ovation". Nel testo ci sono delle imprecisioni,
l'uso delle parentesi non posso dire di averlo amato alla follia, ma la
tua prosa è davvero suggestiva. Unica. Mi hai
ricordato la Heyer per l'ironia, ma allo stesso tempo sei stata
impietosa come la Small e la Henley, un connubio insolito che non avrei
mai creduto possibile e che invece mi ha sconquassato le viscere.
Alla fine mi si è stretto addirittura il cuore per Chris,
così immorale, vergognoso, insensibile, maschilista,
strafottente, ma anche solo, tanto solo, cresciuto senza una carezza e
con la sola compagnia del suo insaziabile desiderio di vendetta...
e io mi sono sentita un po' vittima come Anna, vittima del suo sguardo
pieno di dolore, della sua aggressiva dolcezza, delle sue false e
benevoli bugie, ma al contrario della protagonista avrei voluto provare
a smacchiare la sua anima nera prima che la vita gli sferzasse il colpo
decisivo. Ma forse se lo meritava... o forse no...
Quindi adesso Nina riprendi carta e penna e continua il
seguito, Lo Zoppo di Coxton, perché non solo voglio
sapere se Christopher e Anna a distanza di anni non si sono ancora
ammazzati, ma voglio anche leggere che fine farà Leopold (spero
una fine lenta e molto dolorosa), cosa succederà a Lucy e
Daniel, e se anche Matthew, l'impavido cugino del protagonista - che
meriterebbe un happy end solo per averlo sopportato - troverà la sua
dolce metà. E poi ci sono i fratelli di Anna, loro non li vogliamo
sistemare?
Bene, credo di aver detto tutto, finalmente posso ricominciare
a respirare...