I Petali del Tempo di Jennifer Wilde

A cura di Silvia  (10/2004)



Bellissimo! Ma non quel "bello" passabile, non sto parlando di un libro semplicemente godibile e piacevole, bensì di uno di quei romanzi che ti conquistano e da cui non vorresti mai staccarti. La trama è ricca e lo stile impeccabile. Difficile spiegarlo a parole, ma tutti i personaggi risulteranno sorprendentemente veri nel loro essere imperfetti.
Miranda è una protagonista dai molteplici aspetti e dalle infinite risorse: appassionata, divertente, semplice e coraggiosa. Sicuramente crescere nei bassifondi di Londra, tra prostitute, ladri e gente di malaffare non l'ha resa fine ed educata, eppure, nonostante il suo essere irriverente, sboccata, furba e abile nel rubare, ha un temperamento così fiero e indomito che non può lasciare indifferenti.
D'altro canto Cam Gordon è forse l'unico a non lasciarsi intenerire dai suoi supplichevoli occhi blu. Mai visto uomo dal carattere più spinoso. Brusco, ostinato, indisponente... "un vero bastardo scozzese" come lo definisce Miranda, anche se questo è solo uno dei tanti coloriti epiteti che usa per apostrofarlo. La loro storia, come si può ben intuire, sarà decisamente atipica e così il suo evolversi.
Un amore fatto di manchevolezze, di parole non dette e gesti repressi, eppure, durante la lettura, vi sembrerà ugualmente ed innegabilmente amore...
Sulla trama preferisco non anticipare nulla, gustatevela parola per parola, riga dopo riga...c'è una grande ricercatezza di vocaboli, una spiccata sensibilità nel tratteggiare gli stati d'animo (nonostante l'autore sia un uomo) e un'accurata descrizione della Londra del XIX secolo. In conclusione credo proprio che le amanti del romance lo troveranno irresistibile, ma lo consiglio anche a chi rifugge il genere, potrebbe decisamente ricredersi! 

ESTRATTO
© Sonzogno Best Sellers - pag. 365-366

"Avanti," lo incitai "di' quello che devi dire."
"Miranda non avresti dovuto immischiarti." dichiarò, calmo.
"E tu non avresti dovuto essere lì. Cam, sei un dannato idiota. Finirai col farti impiccare."
"Non cercare di cambiare argomento."
"Quel tuo cugino... è pazzo. Voleva ammazzarmi. Io pensavo che glielo avresti lasciato fare."
"Forse avrei dovuto." replicò lui.
Brancolai con la mano dietro la schiena e afferrai una spazzola, scaraventandogliela contro con tutte le mie forze. S'abbattè rumorosamente contro lo stipite ad appena qualche centimetro sopra la sua testa. Cam non battè ciglio.
"Non ti lascerai sfuggire neppure una parola di quanto hai sentito." disse.
"Miserabile che non sei altro, non ti permetterò di farti impiccare. Non intendo starmene in silenzio a guardare mentre tu..."
"Non dirai una parola," m'interruppe con voce ferma ma calma. "Fingerai di non aver né visto né sentito niente."
"Un corno che lo farò. Se pensi di..."
"Prenderò i provvedimenti che riterrò necessari," soggiunse. "Dovessi essere costretto a tenerti prigioniera in casa, a legarti, a imbavagliarti. Ma dubito che sarà necessario."
Tutta la rabbia che provavo scemò, e mi sentii debole, inerte, indifesa. Cam si abbassò a raccogliere la spazzola e la ripose sul tavolo. Mentre si muoveva le maniche della camicia svolazzavano vaporose. Per un istante si girò a guardarmi, l'espressione atteggiata a indifferenza.
"Cam è una pazzia, un'autentica pazzia."
"Miranda, non desidero più parlarne."
Si tolse la pistola dalla cinta e l'adagiò sul tavolo, e la canna luccicò al bagliore della candela.
"Tanto vale che m'ammazzi ora," gli dissi con voce tremante. "Tu finirai impiccato, e io... io non potrei vivere senza di te. Se ti succedesse qualcosa, non avrei più ragione di esistere. Io... io ti amo, brutto figlio di puttana e..."
"Taci, Miranda." mi disse pacato.
Mi raggiunse e cercò di prendermi tra le braccia, ma io lo schiaffeggiai duramente sentendo il polso che mi cedeva. Cam trasalì, ma senza cambiare espressione. Avevo il palmo che mi bruciava e il polso dolorante. Sulla sua guancia destra apparve l'impronta rossa delle mie dita. M'attirò a sè e mi coprì la bocca con la sua, e io mi divincolai per qualche istante prima di aggrapparmi a lui, singhiozzando disperatamente. Cam scostò il viso e mi guardò negli occhi. I suoi erano di un azzurro profondo e scintillante. Mi baciò nuovamente, labbra tiepide che carezzavano le mie con una tenerezza sempre più urgente. Mi sentii sollevare da terra e trasportare sul letto, e da quel momento ogni cosa fu perduta, travolta da quell'amore splendido e crudele che era la mia salvezza e la mia estasi, il mio tormento e la mia perdizione.


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Titolo originale

once more, Miranda

Casa Editrice 
Sonzogno, 2002

Traduzione
Andrea Ogunbisi

Genere
romance storico

Pagine 522