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DI QUA DEL PONTE di Michela Sacchi
© I fiori di Campo - collana i papaveri, 2004 - pag. 206
Genere: Romanzo d'amore corale, anni sessanta
*A
cura di Loredana
Trama: Un adolescente chiuso e sensibile, amante
di Bob Dylan, alle prese con la sua prima esperienza sentimentale; una
donna sola che per diciotto anni si è portata dentro un terribile segreto
e il rimpianto di un amore finito; un uomo indurito dalla delusione e
dal risentimento; un giovane professore anticonformista; una ragazza pronta
a sfidare la mentalità ristretta della provincia: sono questi i personaggi
che si muovono "al di qua del ponte", sullo sfondo degli anni Sessanta,
era ottimista la cui tranquillità è già scossa dai sintomi della ribellione
e del malessere giovanile che concluderanno il decennio. Una dura rivelazione
li costringerà a confrontarsi con i loro veri sentimenti e a comprendere
quali siano le possibili strade da intraprendere: per realizzare un futuro
al di là del ponte.
Qualità della scrittura: Michela ha una scrittura delicata e profonda,
limpida e coinvolgente. A volte un po' tentennante, quasi fosse insicura
della sua grande capacità di trasmettere emozioni con poche e semplici
parole… Cerco da mesi il tesoro prezioso in inglese convinta che noi italiane
di scrittrici che parlano d'amore non ne abbiamo e invece… ecco un cuore
di diamante in un astuccio di velluto! Brava!
Scorrevolezza: Il racconto non ha mai un attimo di cedimento e
il ritmo fluisce come le acque del fiume che bagna il romanzo. Né lento
né vorticoso… perfetto!
Personaggi: E' un romanzo corale, i magnifici sono quattro e su
questi spicca Francesco ma è impossibile dividerli dagli altri che vivono
e si mischiano con loro… Sono tutte figure indimenticabili, con poche
pennellate Michela sa dare loro una profondità emotiva che mi lascia interdetta
e nelle ultime pagine addirittura mi commuove fino alle lacrime… whau!
Direi delicata come una pittrice di acquerelli e intensa come solo l'olio
riesce ad essere… A parlare di tutti ci metterei una vita e quindi ne
tratteggio di sfuggita alcuni a seconda dei sentimenti che mi hanno ispirato…
Francesco, vulnerabile, profondo e di talento. Elena, protettiva, sacrificale,
disposta a ricominciare. Andrea, uno sprazzo di luce calda. Anna, dolce
e coraggiosa. Paolo, ferito e integro. Il nonno morto, una quercia silenziosa
all'ombra della quale crescere con fiducia.
Sessualità: E' un romanzo dove non ci sono quasi incontri intimi
fisici e quindi riguardo alla sessualità il voto tendenzialmente sarebbe
basso… se non fosse che i personaggi quasi non si toccano ma c'è tra di
loro un tale magnetismo che fa si che io giri molto velocemente le pagine
per spiarli più vicino possibile. Uomini e donne descritti nell'avvicinamento
più che nel contatto, movimenti leggeri come farfalle che danno brividi
sul corpo…
Valore innovativo: In questo romanzo non c'è quasi traccia di innovazione…
Potrebbe sembrare una pecca e invece davanti a libri del genere una tale
prerogativa sembra perdere ogni importanza. Giudizio complessivo e
motivazioni: Non pensavo… La storia adolescenziale e gli anni sessanta
non mi attiravano… e invece ho scoperto una scrittrice che mi piace e
che è riuscita a toccarmi intimamente così come sanno fare in poche. So
che ci sono altri suoi romanzi in arrivo e per questo la malinconia che
si accompagna ad un buon libro che finisce si affievolisce… Michela… non
vedo l'ora di leggerti ancora!
Estratto (gentilmente
suggerito da Michela)
"Paolo si ritrovò solo nel corridoio su cui si affacciavano le stanze
da letto.
Aveva il fiato stranamente corto, come se avesse appena terminato una
corsa. Sentì improvvisamente il bisogno di fumare.
Si spostò nell´ingresso, si infilò il cappotto e, arrotolandosi la sciarpa
intorno al collo, sgusciò piano fuori dell´appartamento, senza farsi vedere.
Uscì in strada e, fermo sul marciapiede davanti al portone, accese una
sigaretta.
Aspirò profondamente, sentendosi ancora agitato.
La conversazione con Andrea l´aveva scosso. L´amico non aveva fatto che
dar voce ai sentimenti che lui si teneva dentro e non aveva avuto il coraggio
di ammettere neppure a se stesso.
Ma ora, dopo quel breve scambio di idee, non poteva più rifiutarsi di
dar ascolto al suo cuore.
E il suo cuore gli diceva che l´ostilità nei confronti di Elena mascherava
solo il suo desiderio di lei.
Dopo tutto, odio e amore non sono che le facce della stessa medaglia,
si disse. Per tutto quel pomeriggio, passeggiando tra le bancarelle di
Sant´Ambrogio, non aveva fatto che trasportare il pensiero da Elena a
Marcella e viceversa, non potendo fare a meno di notare quanto fossero
diverse.
Elena, bella, dolce e silenziosa; Marcella, magra, spettinata e allegra;
Elena, maturata anzitempo dalle vicende che avevano bruscamente interrotto
la sua giovinezza; Marcella, giovane, fresca, spensierata e ingenua; Elena,
malinconica; Marcella, così entusiasta della vita...
Elena, che lui aveva amato di un amore struggente e impossibile, col cuore
impetuoso di un ragazzo sognatore. Marcella, alla quale voleva bene con
la tenerezza e coi sentimenti pacati di un uomo che aveva ormai i piedi
per terra.
Guardarle era come osservare due momenti della sua vita: il Paolo che
era stato e il Paolo che era diventato. Era difficile decidere quale fosse
quello vero.
Pensava ormai di conoscersi e di essere soddisfatto di sé. Non credeva
più nelle favole, nei desideri, nei sogni...
La vita, quella vera, non è quella che si legge nelle poesie. Di questo
era sicuro. Voler bene e essere innamorati erano due cose diverse e lui
non si sarebbe innamorato più. Non ne era più capace.
Il Paolo uomo voleva bene a Marcella e il Paolo ragazzo era morto col
suo amore per Elena...
Ma lo era?
All´improvviso non era più sicuro di nulla. Che gli stava succedendo?
Aspirò un´ultima boccata dalla sigaretta e la gettò sul marciapiede, schiacciandola
con la scarpa, desiderando di poter fare altrettanto con i dubbi che gli
ronzavano nel cervello. Pensò ad Elena, a quello che gli aveva detto Andrea:
"C´è qualcosa che se io fossi nei tuoi panni vorrei sapere...".
C´era stato un tempo in cui avrebbe voluto sapere. C´era stato un tempo
in cui si rigirava nel letto ogni notte, facendosi mille domande, col
cuore spezzato e un sogno che gli era scoppiato fra le mani...Un tempo
in cui si chiedeva in continuazione non tanto "chi?" ma "perché?"...Perché
lei aveva voluto fargli tanto male quando gli aveva detto di amarlo?
Ma il tempo era passato e a poco a poco lui aveva smesso di rigirarsi
nel letto, di farsi domande, di chiedersi "perché?"...
Non voleva ricominciare proprio ora!
Rientrò nel portone e salì le scale.
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