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DESIDERIO di Rosemary Rogers
Titolo originale: the Wanton
© Sonzogno, 2004
Genere: storico
*A cura di Sara (21/11/2005)
TRAMA: Trista Windham forse è nata nel secolo sbagliato:
di donne come lei, nell'Ottocento - persino nel Nuovo Mondo percorso da
aneliti di libertà - non se ne sono viste mai. Vuole laurearsi in medicina,
è determinata, passionale e ambiziosa. Una donna così, la si adora o la
si odia. Da Boston a Parigi e di nuovo nell'America sconvolta dalla guerra
di Secessione, Trista è perenne oggetto di un turbine di passioni che
suscita suo malgrado. Ma, quando tutto sembra perduto in un incubo crudele,
spunta dall'ombra l'uomo che l'ha sempre avuta nel cuore...
Quante volte abbiamo, ho, detto che un libro, quando bello, riesce a far
sì che noi, anonimi lettori, riusciamo a ridere, piangere, soffrire o
gioire come ridono, piangono, soffrono o gioiscono i protagonisti.
Ma quando sono le stesse pagine a trasudare emozione; quando avvertiamo
le mani umide di pianto nello sfogliarle; quando le sentiamo scottare
per la passione, o pungere per la rabbia, o quando ci sembrano pesanti,
non per la noia, attenzione, ma perchè la paura di scoprire cosa accadrà
dopo si trasmette oltre le parole; allora, come potremmo definirlo un
libro del genere? Bello? No. Eccezionale? Non credo. Unico? Siamo ancora
lontani, ma ci stiamo avvicinando... Il fatto è che non si può catalogare
così, semplicemente, un libro come "Desiderio" di Rosemary Rogers. Non
si può. E' come tentare di definire i confini di un turbine, di chiarirne
la natura, di porre i paletti che ci indicano "inizio" e "fine". Ed è
proprio di un turbine che sto parlando. Perchè quando si aprono quelle
maledette pagine è impossibile rimanere in noi. E il vento che da esse
si sprigiona ci entra nel cuore, nel cervello, ci comanda, annulla completamente
il nostro essere. E a noi non resta altro che abbandonarci, che lasciarsi
travolgere, non ci rimane che tremare, gemere quasi per tutta quella sciarada
di sensazioni, troppe forse, che ci assalgono e ci cambiano. Maledette
pagine, già! Maledette perchè come una droga, capisci di non poterne fare
più a meno. Maledette perchè non c'è dolcezza, non c'è tenerezza, ma nonostante
tutto, anzi, forse proprio per questo, ci incidono l'anima. Maledette
perchè quelle sole, uniche, due, tre parole d'amore sono talmente forti,
talmente brucianti, inebrianti, da farci spasimare. Maledette perchè non
leggeremo mai, tra di esse, dichiarazioni come "sei la mia vita!" o "soltanto
con te o conosciuto la completa felicità", e nonostante tutto, la cruda
e profonda, meravigliosa semplicità di quelle presenti ci riempie e ci
commuove come non mai. Maledette come i due protagonisti, un uomo e una
donna, stregati, furenti, ruggenti, che si odiano, si feriscono, si uccidono
l'anima, il cuore, la mente, ma che graffiano, divampano attraverso i
corpi e la carne e il sangue e i sensi.
E se anche voi, come loro, non avete timore di lasciarvi ferire, se avete
voglia di mandare al diavolo per una volta, una volta soltanto, certezze,
sicurezze, appigli, allora staccate con loro le mani dallo scoglio del
tempo e lasciate che i flutti della tempesta vi chiudano, togliendovi
l'aria, ma donandovi la vita.
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