CONTRATTO DI NOZZE di Diane Perkins
Titolo originale: The Marriage Bargain
© Mondadori I Romanzi n°785 (anno 2007)
A cura di Llucya73
Attenzione!!! Contiene spoiler
Eccovi un libro dove la trama non è male, ma l'autrice consegna alla
storia quello che ogni donna ha incontrato e purtroppo amato almeno
una volta nella vita: IL FETENTE.
Non quello simpatico, che alla fine si fa perdonare … no, qui parliamo
del fetente irrecuperabile.
La storia si apre quando i compagni di bagordi del Conte Spence Keenan,
credendolo morto in duello, ne portano le spoglie alla tenuta di famiglia,
dalla moglie Emma. Spence aveva sposato Emma tre anni prima (per salvarla
da uno zio concupiscente) e subito dopo le nozze l'aveva lasciata, sola
e in povertà, in esilio in campagna, nella bicocca avita e nelle più
feroci ristrettezze economiche.
Durante le esequie, la neo-vedova chiede di controllare che nella bara
vi sia veramente il corpo del compianto consorte (a mio parere per essere
ben certa che cotanto marito fosse veramente morto e seppellendo).
Alla povera donzella tale riguardo non crea che problemi, perché la
sventurata, oltre alla casa da rattoppare e ai vecchi servi cui provvedere,
si trova sulle spalle:
- un marito ferito e (giustamente) terrorizzato, colto nottetempo da
attacchi di panico che svegliano anche la povera Emma, dato che Spence
ha paura di stare solo al buio (possiamo anche capirlo!)
- una coppia di amici del "consorte quasi estinto", ragazzoni dalle
intelligenze talmente brillanti che, pur vedendo la casa che cade in
pezzi e i vestiti macilenti di lei, mangiano e bivaccano senza chiedere
alla pallida, magra signora che li ospita se questa abbia bisogno di
qualche aiuto. No, loro magnano, bevono e aspettano che l'amico si svegli.
Spence, da parte sua, odia la casa avita perché gli ricorda che qui
è deceduto il povero fratello anni e anni or sono.
Così, altruisticamente aveva deciso che ci languisse la moglie anziché
lui, che aveva di meglio da fare a Londra. Ora, però, è costretto a
trascorrervi la convalescenza, durante la quale non si stupisce per
il fatto che la moglie abbandonata gli faccia da crocerossina (anziché
soffocarlo con un cuscino, consegnandolo - stavolta davvero - al regno
delle ombre).
Ma no! La nostra Emma, eroicamente:
- omette di informare il vile coniuge delle ristrettezze in cui vive
finché le sue condizioni di salute non siano migliorate
- salva l'indegno marito da un tentativo di avvelenamento (vedasi untuoso
cugino di cui sopra) di cui fa le spese un innocuo valletto
- si lascia quasi morire di fame per permettere a quella calata di mangioni
di addentare tutto il cibo disponibile… lanciando sguardi di rimpianto
all'ultimo uovo alla coque, distrattamente mangiato dall' esecrando
consorte sotto lo sguardo affamato della povera ragazza affamata…
In realtà, c'è tra i personaggi un perfido cugino cadetto, pastore di
anime, che grida la propria colpevolezza dalla prima pagina, aspirando
verosimilmente al titolo di Conte Keenan, colpevole di tutti gli avvelenamenti,
furti e incomprensioni tra i due protagonisti.
Le cure di Emma rimettono in piedi l'indegno eroe che intanto, su quella
moglie divenuta graziosa, fa pure un pensierino! Così, gli sposini "consumano"
e sembra che inizino una vita matrimoniale quasi normale, ma appena
la ragazza, che potrebbe essere incinta, ha il SUO bravo incidente con
il calesse e langue senza sensi al piano di sopra, Spence, memore delle
cortesie prestategli… vi giuro… SCAPPA IN CITTA'!!! Per paura di
soffrire se lei morisse.
Lì Emma lo raggiunge, una volta guarita, e lo trova a crogiolarsi nel
dolore… sapete dove? A UNA FESTA.
La situazione a questo punto precipita: Emma non vuol più saperne di
lui, gli chiede solo un figlio da poter amare, e dopo ognuno andrà per
la sua strada. Giusto per non essere da sola….
E LUI CHE FA?.... ESITA! TENTENNA!
E sì, perché dopo la morte del fratello, fare un figlio gli sembra una
responsabilità troppo pesante… Roba da legarlo a un bel salvagente in
marmo di Carrara e buttarlo giù, dalle bianche scogliere di Dover!
Invece, dopo mille peripezie, il lieto fine è scontato, data la natura
sentimentale del libro, ma devo ammettere che un personaggio maschile
così irresponsabile, inaffidabile, spaventato persino dai suoi rimorsi,
non lo avevo mai letto.
Solo per aspiranti crocerossine.