A cura di Silvia (06/2017)
Voto:
Lo dico sempre più spesso e ogni romanzo che esce è un'ulteriore conferma: quella del Castoro è una delle realtà editoriali per ragazzi che preferisco. Tematiche forti trattate con garbo e intelligenza, personaggi non facili, storie coraggiose, edizioni curate e traduzioni impeccabili. Non sono solita a fare sviolinate, ma quando ce vo' ce vo'!
Tutta Colpa
delle Meduse ha per protagonista una dodicenne che forse,
alle scuole medie, nemmeno io avrei degnato di uno sguardo. C'è un'età
in cui non si è necessariamente cattivi, quanto indifferenti, esiste
solo il proprio mondo che evolve in continuazione e non tutti hanno il
privilegio di poterne far parte.
Suzy Swanson è una di quelle bambine con i genitori divorziati e
nessuno con cui condividere la solitudine. Non ora almeno. Prima c'era
Franny, loro erano Miss
Creepy e Strawberry
Girl, ma adesso la sua
migliore amica è morta. Be', ex migliore amica, perché le cose hanno
iniziato a cambiare prima che Franny annegasse, e nonostante gli adulti
continuino a dirle che alcune cose succedono e basta, lei non ci crede
e decide di trovare la
causa di quell'effetto devastante che l'ha
portata a non voler più parlare con nessuno. E dire che
la chiamavano
parla-sempre perché non riusciva mai a tenere la bocca chiusa... Adesso
invece è tutto nella sua testa: pensieri, emozioni, progetti. E non
vuole nessuno con cui condividerli, perché tanto nessuno la capirebbe.
Suzy è una di quelle ragazzine curiose che di cose ne sa tante, tipo
che il cuore batte tre miliardi di volte se vivi ottant'anni e e che la
maggior parte delle ghiandole sudoripare sono sulle piante dei piedi,
ma non sa un bel niente di ragazzi e di moda; le manca il lasciapassare
per potersi sedere al tavolo della mensa con le ragazze cool della
scuola.
Tra la fine della prima media e l'inizio della seconda maschi
e femmine cambiano pelle, ma lo fanno con tempi e modalità diversi.
Suzy pensa di essere nel posto sbagliato del mondo e si abitua a
guardare le persone di spalle piuttosto che in faccia, e sotto sotto
non sembra soffrirne nemmeno troppo di questa cosa (Frenny a parte),
perché sono gli altri a essere cambiati, non lei. Ed è incredibile come
l'autrice riesca a farti provare empatia per una dodicenne piena di
colpe e difetti, perché per quanto Suzy sembri una vittima in più di
un'occasione, non lo è sempre. Spesso è lei a ostruire muri invece che
abbatterli. Ed è sempre lei a voltarsi dall'altra parte, a rifiutarsi
di vedere e sentire. Lei che è fragile, ma anche intelligente,
razionale e fin troppo intraprendente pretende di comunicare con un
linguaggio che non a tutti è comprensibile. Si convince che Franny non
è morta perché a volte le cose succedono e basta, secondo la sua teoria
è stata punta da una medusa. E sarà la ricerca di questa verità ad
andare di pari passo con l'emotività di una ragazzina che si aggrappa
alla scienza per sfuggire a una realtà assurda, priva di una logica
spiegazione.
Il veleno è una difesa. Più fragile è l'animale e più a bisogno di proteggersi. Perciò, più veleno ha una creatura e più dovremmo riuscire a perdonare quell'animale. È lui quello che ne ha più bisogno.
Un romanzo straordinariamente onesto che attraversa vari gradi di
solitudine affrontando il dolore della perdita con grandissima
sensibilità. Bellissimi i rimandi a personaggi reali, come Jamie
Seymour e Diana Nyad (esperto di tossicologia e campionessa di nuoto
sulle grandi distanze) ma bellissime soprattutto le tante curiosità sul
mondo marino e terrestre. Ali Benjamin ci aiuta a guardarci intorno con
più stupore, ci insegna a non cercare necessariamente un perché a
tutto, ci toglie le vecchie difese per offrircene di nuove.
Sono
questi i libri che piacciono a me. Semplici, ma profondi come il mare.
Delicati, ma pericolosi come le creature che lo infestano.