A cura di Silvia (02/2018)
Voto:
Christophe Lèon fino ai quarant'anni non avrebbe mai pensato di fare lo
scrittore, anzi. Lui era uno sportivo. Poi, a causa di una malattia, si
è trovato bloccato nel letto e ha deciso di prendere carta e penna per
ammazzare il tempo. Era il 2000, anno più anno meno. Ad oggi ha
pubblicato oltre cinquanta libri, molti anche per adulti, ma è grazie a
un'attenta e spietata introspezione del mondo giovanile che è arrivato
al successo. Con Reato
di Fuga (sempre pubblicato da Sinnos) nel 2006
ha vinto il Premio Andersen e in Francia ne è stato tratto anche un
film. Ma come dice Lèon "Non
guardatelo". O meglio "Prima
leggete il
libro. Le immagini a volte mettono in prigione." E non
potrebbe esserci
cosa più vera. Se penso a Spazio Aperto sul grande schermo mi viene
subito da storcere il naso. La storia di Lewis è potente, crudele e
controversa e mi chiedo se un film non rischierebbe di alterare il
messaggio di fondo, un messaggio mica semplice tra l'altro. Tra queste
pagine si parla di un
adolescente che non accetta quello che la vita
gli ha riservato, di un ragazzo che ha visto andare in
pezzi la sua
famiglia e che tra un presente carico si risentimento e un passato in
cui vediamo il progressivo sgretolarsi dell'infanzia, lui non ce la fa
più e decide di dire basta. A modo suo. Nell'unico modo
che la mente di
un diciassettenne ferito, compromesso e arrabbiato può partorire.
Perché se niente intorno
a te funziona... come puoi tu stesso
funzionare?
Lewis non accetta la scomparsa del padre e nemmeno lo squallido
tentativo della madre di rifarsi una vita. Prova fastidio quando la
guarda con il suo nuovo compagno, è tutto sbagliato, è tutto fuori
posto, come un capello nella minestra. Ma è sbagliato anche il suo
tentativo di rivalsa, il lettore lo sa. Sbaglia Lewis quando adesca
Julia fuori dalla palestra di yoga. Sbaglia quando finge di esserle
amico. Sbaglia quando le fa credere di provare qualcosa... Ma ormai il
copione è stato scritto e va rispettato. Così Lewis
pondera
attentamente i pro e i contro, pesa le parole, studia il linguaggio del
corpo. Recita una parte.
Non si può di certo dire che questa ragazza sia un bel vedere, anzi, è davvero tremenda, con quei suoi denti da cavallo, l'acne che le mangia le guance e le labbra troppo grosse. In realtà, ad essere onesti, mi fa comodo che Julia sia così. Con un aspirante top model l'approccio sarebbe stato più complicato e le possibilità di riuscire abbastanza remote. |
Il mio progetto è molto semplice: attraverso la ragazza mi intrufolo nella famiglia, la qual cosa mi dà occasione di stare fianco a fianco con il padre. |
Un dolore troppo grande, può portare a conseguenze devastanti. Lewis non ha pietà per nessuno, nemmeno per se stesso, se ne frega del dopo, lui pensa al presente, pensa alla vendetta. Ci sono crepe dentro cui vuole insinuarsi per far crollare il muro di ipocrisie che ha distrutto suo padre. Solo questo potrà dargli sollievo.
Lèon è davvero bravo nel tratteggiare gli aspetti più oscuri
di un
adolescente che non ha più un solo appiglio, ed è bravo soprattutto nel
mostrare quanto spesso i genitori non capiscano i tormenti dei propri
figli. Chiamalo egoismo, chiamalo rifiuto della realtà, chiamalo un po'
come ti pare, ma la madre di Lewis è cieca e sorda.
Il finale ho dovuto
assimilarlo, ma ero preparata, sapevo che
Christophe Lèon li lascia spesso aperti, è convinto che la parola fine
spetti al lettore. Così, io, il "mio"
epilogo l'ho scritto.
C'è una
caratterizzazione così profonda del protagonista e una costruzione
della storia talmente precisa, che non puoi non arrivare all'ultima
pagina senza sapere cosa succederà. Lo sai. Oh, eccome se lo sai.
Un romanzo molto attuale capace di fotografare, attraverso lo sguardo
affranto e disilluso di un adolescente, non solo i drammi che si
consumano all'interno della famiglia e sui luoghi di lavoro, ma anche
la profonda pochezza della società dentro cui ci muoviamo, una società
fagocitata dai doveri, dalle scalate al successo e dall'affermazione
del proprio "io".