Sto maturando un vero e proprio amore per l'editoria
indipendente, per quei romanzi che escono in sordina, senza troppi boom
pubblicitari e che si guadagnano un posto d'onore in libreria. E il mio
amore per la letteratura young adult non è un mistero, soprattutto
quando di mezzo c'è la distopia.
Avevo però voglia di una distopia diversa, che non convergesse nel
solito triangolo amoroso e nell'utopica salvezza del mondo intero.
Insomma, volevo una distopia "vera", cattiva.
Be', credo di averla trovata.
Solo Per Sempre
Tua di Louise O' Neill riprende in parte lo scheletro de Il Racconto dell'Ancella della
Atwood e lo riadatta a un pubblico giovane. Una distopia lontana ma non
troppo, anzi una
distopia che è un pretesto per demonizzare la cultura dell'apparire.
In un futuro imprecisato la morfologia della Terra è cambiata
in seguito allo scioglimento dei ghiacciai e solo grazie al Progetto
Noè si è potuto procedere a una massiccia opera di ripopolamento.
Poco si sa di come il mondo si sia via via strutturato, ma una cosa è
certa, questa nuova
società è fondata su un maschilismo imperante.
Le donne sono progettate in laboratorio, ne vengono create tre per ogni
Erede maschio e una sola diventerà Compagna; le altre saranno destinate
al ruolo di concubina o subiranno una sorte ben peggiore.
Le novelle eva sono esteticamente bellissime, hanno contegno,
portamento, sono consenzienti, pazienti e dispensano sorrisi
smaglianti. Ma attenzione, possono sempre migliorare (Autoguida, regole per un comportamento
femminile appropriato) per questo lo "studio" è alla base
della loro crescita formativa.
A quattro anni entrano in una scuola che non prevede contatti con
l'esterno, dormono in cubicoli ricoperti di specchi, mangiano il minimo
indispensabile, si impasticcano per mantenere il peso forma inalterato,
si truccano, si pettinano, scelgono outfit da capogiro e condividono sui social
tutto il loro splendore.
Ovviamente non hanno argomenti, a scuola non viene insegnato loro
nemmeno a leggere e a scrivere, sono
involucri di bambole senza cervello. L'autrice, per
enfatizzare la netta inferiorità che le separa dall'uomo, le apostrofa
in minuscolo, perché freida, megan, isabel e cara, prima di essere
donne sono progetti numerati. Della merce da catalogo.
freida ha sedici anni e presto, in seguito alla Cerimonia, la
sua vita verrà definitivamente scritta. È attraverso una voce narrante
incolore e superficiale - perché ricordiamocelo, lei è un prodotto
della società fatto su misura - che scopriamo un mondo completamente
sbagliato pieno di falle fin troppo evidenti, ma le donne della O'Neill
non capiscono, non reagiscono, pensare non fa parte del loro codice
genetico e la loro apatia è destabilizzante.
Il tratto agghiacciante
del romanzo infatti sta in tutto quello che non vediamo,
ma che è fin troppo facile immaginare. Cosa succede a una donna che non
rispecchia i canoni desiderati? E come si sente quando a quarant'anni
viene disattivata? Dicono che è felice, perché la vecchiaia, la pelle
che cede, le rughe che ti solcano il viso, sono un dramma ben più
grande, ma è davvero così? E cosa prova quando viene costretta ad
abortire perché incinta di una femmina?
Capirete che gli spunti di riflessione sono decisamente forti,
oggettivamente Solo Per
Sempre Tua lancia un monito potentissimo, ma la voce di freida mozza il
respiro a buona parte del romanzo che è tutto un
truccarsi, vestirsi, scattarsi selfie. A parte alcuni rapidi excursus
che spiegano la struttura della società, le prime duecento pagine sono
povere, le donne della O' Neill non sono perfette come
quelle di Ira Levin (vedi recensione), perché invece di allontanarsi dalla
realtà ci si avvicinano fin troppo. E lo so che questo era
l'intento preciso dell'autrice: creare una voragine tra l'inizio e la
fine del libro, creare uno stereotipo di donna convinta che essere posseduta da
un solo uomo e mettere al mondo quanti più figli maschi possibili fosse
sinonimo di libertà. Ma la ridondanza con cui ha voluto
imprimere il messaggio su carta è esagerata, le ragazze della scuola
sono terribilmente noiose (in effetti non potrebbero essere altrimenti)
coi tutti i loro "oddio,
ma che scarpe da favola!", "santo cielo, ma quel rosso che
hai sulle labbra è un #253 o #254?". Invece di puntare su
tutto quello che loro possiedono - scarpe, vestiti, trucchi - avrei
messo gli accenti su tutto quello che a loro manca - cultura, affetto,
amor proprio -.
Al contrario la seconda parte, mi è piaciuta. Si percepiscono
finalmente tutti i limiti che comporta l'essere donna e le certezze di
freida vacillano; le manca isabel, l'amica di una vita che
improvvisamente sembra averle voltato le spalle, e quando incrocia lo
sguardo di Darwin, l'Erede che ha conosciuto in vista della Cerimonia,
il cuore le si ferma per un attimo. Ma che la sua protagonista provi
qualcosa, per la O'Neill non è abbastanza. Per la O'Neill la parola "fine" è
sempre stata scritta, perché questo libro non vuole aprire
una riflessione sul concetto di ribellione, riscatto, sottomissione.
No. Questo libro serve ad accorciare le distanze, perché il mondo di
domani immaginato dall'autrice... potrebbe essere oggi. Open your eyes.