A cura di Silvia (07/2012)
Voto:
Questo romanzo
ti fa sentire piccolo e insignificante. Un misero puntino
nella vastità dell'universo. Se da una parte racconta
l'inizio della fine di un mondo che non abbiamo curato abbastanza,
dall'altra narra, attraverso una bellissima prosa, l'avvicendarsi
dell'adolescenza. È attraverso gli occhi di Julia che
scopriamo che la Terra ha rallentato la sua rotazione. Le giornate si
stanno allungando
sempre di più e per continuare a dare una parvenza di normalità si è
deciso di seguire ancora l'ora dell'orologio; ma non è semplice
svegliarsi con il buio, o andare a dormire con la luce. Questo
rallentamento in breve scombina tutto il sistema. Anche la
capacità di giudizio si rallentata e un'azione che prima era
normale adesso richiede uno sforzo maggiore.
L'ecosistema si sfasa. Gli uccelli iniziano a morire, le balene a
spiaggiare, le piante a seccarsi, mentre tutto quello che è piccolo
prolifica indisturbato. Le lunghe giornate di sole stancano,
affaticano, innervosiscono, fanno ammalare.
Sono le catastrofi a cui
nessuno si era mai potuto preparare quelle in grado di
sconvolgere più nel profondo.
Julia è una protagonista diversa da quelle incontrate in qualsiasi young adult (ma attenzione, il libro non appartiene a questa caregoria, è giusto specificarlo per non creare false aspettative); lei non deve salvare il mondo, nelle sue mani non c'è nessun potere magico, ma solo le paure e le incertezze di una normalissima dodicenne. Julia cerca di sopravvivere nel suo piccolo microcosmo rappresentato da problemi apparentementi insignificanti, ma per lei di vitale importanza. Le incomprensioni coi genitori, l'allontamanento di un'amica, le prese in giro dei compagni, la prima cotta, la solitudine tipica dell'età. E mentre la Terra va alla deriva Julia si compra di nascosto un reggiseno per essere come tutte le sue compagne. Guarda ammirata Seth, che si siede sempre davanti a lei durante le lezioni di matematica e di cui ormai conosce ogni particolare a memoria. E usa il telescopio che le ha regalato suo padre per guardare le stelle e spiare nelle finestre dei vicini. Perchè nessuna forza al mondo può impedirle di crescere, scoprire, conoscere.
"Era
un passaggio duro quello dall'infanzia alla vita sucessiva. E come ogni
altro viaggio difficile, non tutto sopravvisse." |
Karen Thompson Walker con questo romanzo rompe gli schemi, non
costruisce un vero
plot narrativo, ma fotografa i cambiamenti e le emozioni attraverso
una precisa analisi
psicologica di questa ragazzina in cui è fin troppo facile
identificarsi. E disorienta il lettore; sa come coglierlo impreparato e
sa che le sue parole velate, sussurrate, leggere, possono lasciare un
segno indelebile.
Non
aspettatevi una storia adrenalinica, scenari
post-apocalittici, e suspense. In questo romanzo la fantascienza viene
usata per argomentare una riflessione, per ricordarci che arriverà il
momento in cui avremo più motivi per guardarci indietro piuttosto che
avanti, e che i grandi cataclismi della Terra non sono poi tanto
diversi dai drammi
quotidiani che vivono gli adolescenti. Perchè L'età dei Miracoli
è questo: una stupenda e
penetrante metafora sul significato
di diventare
grandi.