A cura di Silvia (09/2012)
Voto:
Ho iniziato Hugo Cabret durante una calda nottata di agosto
con un proposito tutt'altro che nobile: addormentarmi. Non che pensassi
a questo libro come a qualcosa di lento e soporifero, ma semplicemente
a un
romanzo fondamentalmente infantile, e mai mi sarei aspettata di
trovarmi ancora
sveglia e incollata alle pagine un'ora dopo.
La mattina seguente ho fatto colazione con il romanzo vicino alla mia
solita tazza di tè, mentre andavo al mare in macchina ho sfidato le
curve e la nausea (tranquilli, non guidavo io), e appena sono arrivata
in spiaggia mi sono piazzata sotto l'ombrellone, ho rimandato il bagno
(nonostante mi stessi incenerendo per il caldo), e l'ho
finito.
Adesso
non pensate che questo sia uno di quei libri che ti
toglie il respiro e non ti dà pace finchè non l'hai
terminato, pensate solo a una storia semplice, ma davvero
ben orchestrata, che miscela in modo intelligente fantasia e realtà. E
pensate anche a uno stile completamente innovativo perchè Selznick
utilizza non uno, ma ben due strumenti narrativi: le parole e le
immagini. Lettere stampate con grandi caratteri su intere pagine
bianche formano pensieri d'immediata comprensione, ma carichi di
significato; frasi che improvvisamente lasciano spazio a
disegni in bianco e nero che proseguono la storia inglobandosi al testo
in modo naturale e armonioso regalano emozioni vere. Ecco cos'è Hugo
Cabret.
Amo i libri. Ma amo anche il cinema, la settima arte, e Brian Selznick con questo tomo ha reso un bellissimo omaggio a Georges Méliès il padre della finzione cinematografica, l'uomo che ha creato i primi effetti speciali. Come si può incastrare la sua storia con quella di un orfano che vive nella stazione di Parigi? Perfettamente, come un ingranaggio cesellato e oliato al meglio.
Per una volta sorvolerei sui dettagli della trama. Il libro nonostante la mole si legge in un paio d'ore (ma io consiglio di dedicarci anche un po' più di tempo se ne avete, per gustarvelo al meglio) e che senso ha rovinarvi la magia? Perchè di magia si tratta. Un bellissimo incantesimo di carta e inchiostro e di parole e immagini che prendono vita nella più straordinaria delle invenzioni. Quella dei romanzi. Ma per scoprire di quale invenzione parla l'autore dovete seguire il piccolo Hugo in una vecchia Parigi suggestiva e retrò, e non soffermatevi all'apparenza, ma scrutate con curiosità i 158 disegni e le 24.405 parole. L'invenzione di cui si parla all'inizio, non è quella che vi verrà rivelata alla fine e che si nasconde dietro a un titolo che di prevedibile non ha niente...