A cura di Silvia (06/2017)
Voto:
Bello. Bello in
modo pulito, sano, genuino. L'Arte di Essere Normale è
il tipo di libro che ti fa proprio un gran bene ed è soprattutto quel
tipo di libro che più che ai ragazzi ha tanto da insegnare agli adulti.
Racconta, con una normalità disarmante, la storia di David Piper, un adolescente intrappolato in un
corpo che gli racconta solo bugie e vittima di uno specchio che lo
tradisce ogni volta che ci si riflette. Sul suo
segretissimo taccuino
delle ispezioni annota tutti quei cambiamenti che non
vorrebbe vedere, perché il suo sogno, come ha scritto da piccolo quando
la maestra ha chiesto ai suoi alunni cosa sarebbero voluti diventare da
grandi, non è come quello di tutti gli altri. In una classe di
aspiranti sportivi, ministri e addirittura maghi, lui desidera essere
una femmina.
Soprannominato il
Fenomeno (leggasi:
da baraccone), David è oggetto di scherni, risate, atti di
bullismo, ma trova una grande forza nei suoi due migliori amici, la Mutante e il Secchione, e quando
si chiude la porta di casa alle spalle, ad attenderlo c'è una famiglia
meravigliosa che lui ha paura di deludere. È combattuto David. Vorrebbe
darsi delle scadenze, vorrebbe dire a tutti chi è veramente, vorrebbe
liberarsi di un corpo che non è il suo, ma la sola idea lo terrorizza.
E rimanda. Scrive lettere che non consegna, inizia frasi che gli si
bloccano in gola, finché non conosce Leo, il nuovo
reietto della scuola, un
ragazzo ruvido e silenzioso che sembra voler vivere in uno stato di
isolamento sociale perpetuo. Cos'hanno in comune David e
Leo? Niente. Tutto. Ma poi...
non sono forse le differenze a renderci simili? E mentre
uno indossa di nascosto le camice da notte di sua madre, l'altro, sua
madre, non perde occasione per mortificarla, perché è un disastro,
perché non sa tenersi un lavoro, perché gli uomini li fa scappare di
continuo.
L'autrice fotografa momenti difficili e altri più leggeri con grande
sensibilità e anche con un pizzico di ironia, raccontandoci David e Leo
attraverso i loro segreti, le loro lotte interiori, i loro amori
impossibili e meravigliosi. Si conoscono tra i banchi di
scuola, si confessano sul fondo di una piscina abbandonata, scappano da
Londra alla ricerca di se stessi e della verità. E io li ho seguiti
durante un percorso quasi catartico. Il tempo porterà
lacrime, risate, nuove paure ma anche inaspettate speranze. Perché
questo romanzo della Williamson compie un piccolo miracolo, quello di essere letto e allo
stesso tempo di
leggerti. Forse non sarete David, ma oggi o
domani potreste essere suo padre, sua madre, un suo amico o
semplicemente il ragazzo che gli si siede accanto sull'autobus.
Potreste essere una di quelle persone capaci di guardarlo senza avere
l'impulso di trattenere un sorriso malizioso. Perché la normalità non
dovrebbe mai umiliare. La normalità non dovrebbe mai ferire. E
soprattutto, la normalità
non andrebbe mai nascosta.
Sfogliata l'ultima pagina ho avuto la sensazione di aver abbandonato
degli amici e forse, tra i due, quello che mi mancherà di più sarà Leo,
il ragazzo senza padre e con una vita all'insegna di psicologi e
terapie.
Molti, durante Mare di Libri 2017, hanno chiesto all'autrice se avesse
mai pensato a un seguito e lei non l'ha negato, in parte le piacerebbe,
ma proiettato nel futuro di diversi anni e incentrato su tematiche
comunque differenti. L'identità di David non dovrà più essere messa in
discussione. Mi piacerebbe? Nonostante sia una ferma sostenitrice del
romanzo autoconclusivo, sì. Assolutamente. Perché la Williamson possiede un'arte
mica da poco... quella di essere una straordinaria narratrice.