A cura di Silvia (05/2015)
Voto:
Sei come un cielo grigio. Sei bella anche se non vuoi.
Iniziato
e finito. Tutto d'un fiato. Ho trovato Il Mio Cuore e Altri Buchi Neri
un romanzo fresco, tenero, commovente a tratti addirittura
tragicamente ironico e divertente, ma mai melenso o deprimente. Più volte mi ha
strappato un sorriso, alla fine il cuore. Viene trattato
il
tema del suicidio, un tema che da sempre ha toccato e influenzato
un'infinità di autori, da Goethe a Flaubert, da Murakami a Palahniuk,
ma Jasmine Warga non ha voluto raccontare solo una storia disperata e
senza via d'uscita, quanto piuttosto una storia di speranza.
Adesso non crediate che si tratti di una stupida e superficiale
favoletta in cui lui e lei prima si vogliono ammazzare, poi
s'incontrano, s'innamorano e decidono di vivere per sempre felici e
contenti. No. Proprio per niente.
Aysel e Roman sono due personaggi assolutamente credibili in quanto a
motivazioni, comportamenti e ragionamenti. Aysel è sul punto di gettare
la spugna, è arrivata al capolinea, ma ha paura, perché se tutti
pensano che farla finita sia un gesto da codardi, per fare il "grande"
passo ci vuole fegato. Su Dipartite
Serene, un sito on line in cui ci si può organizzare per
ammazzarsi in due, così,
giusto per sentirsi meno soli e più motivati, legge
l'annuncio di un certo FrozenRobot che ha fissato l'addio per il 7
Aprile. Manca circa un mese. Perfetto. FrozenRobot sarà il suo uomo.
Inizia così l'insolita conoscenza di due adolescenti. Aysel, che teme
di aver ereditato il gene "cattivo" di suo padre, e Roman, un ragazzo
con un senso di colpa ingestibile e soffocante che non vede l'ora di
seppellire con le sue ossa.
Ma prima che aspiranti suicidi Aysel e Roman sono depressi. Non si
decide di abbandonare questo mondo da un giorno all'altro, e la strada che ti porta a fare i
conti con una scelta del genere è una strada su cui è facilissimo
perdere l'equilibrio. Chi è depresso percepisce il mondo
e se stesso in modo differente. Una mano tesa può sembrare una spinta,
una carezza uno schiaffo, un silenzio troppo lungo un segnale di
indifferenza se non di disprezzo. E poi ti guardi allo specchio e non
ti riconosci. Vedi solo due occhi, un naso, una bocca e quegli odiosi
tarli neri che ti divorano ogni cosa, dai pensieri felici alle lacrime,
dalle risate alla voglia di vivere.
Aysel e Roman si frequentano per un mese ed è con tragico disincanto
che l'autrice li osserva mentre pianificano il dove e il come. Fingono che
vada tutto bene, perché nessuno deve sospettare assolutamente nulla e
fanno tutto quello che farebbero due normali ragazzi che si stanno
conoscendo.
Vanno allo zoo, al luna park, al campo da basket, in campeggio, ma
dietro ad ogni momento passato insieme c'è il loro terribile segreto
che li segue come un'ombra.
Ma proprio perché saranno compagni di morte Aysel e Roman pensano che
sia giusto sapere tutto l'uno dell'altro e così parlano, si confidano
come non si sarebbero mai sognati di fare con nessuno, si
aiutano
nel sistemare alcune cose prima del trapasso... perché è questo che
fanno
gli amici, no? Si danno una mano. Si capiscono.
Amici? Ma è questo che sono?
Non vi dirò cosa sarà di Aysel e Roman, dalla depressione non si esce con uno schiocco di dita e il loro passato ha così tanti macigni che la stessa forza di gravità sembra volerli spingere sottoterra. Però ci sono le incognite della vita che possono farti lo sgambetto, ma anche aiutarti a rialzarti. E può capitare che il Requiem che è solito abitare la mente di un aspirante suicida improvvisamente smetta di battere le sue note. O inizi a farlo con meno insistenza. Dopo ci vuole coraggio. E forza. La forza di guardarsi allo specchio e vedersi sotto una luce diversa, in modo da spingere stop anziché play.