A cura di Silvia
Voto:
Non era mia intenzione iniziare Delirium adesso, mi ero imposta di aspettare almeno l'uscita del seguito, Pandemonium, ma a volte sono i libri che ti chiamano e senza nemmeno capire perchè te li ritrovi tra le mani. Ho anche pensato di leggere solo poche righe per prendere sonno, ma la razionalità è stata ben presto soverchiata dal delirium amoris nervosum. Sì, perchè ho amato questo libro in ogni sua parte, ho riflettuto su ogni singola riga e ho condiviso con Lena 380 pagine di crescita interiore.
Nel futuro, l'amore è una malattia e va curata. Ragazzi e ragazze quando arrivano ai 18 anni si sottopongono alla procedura per lasciarsi alle spalle ogni tipo di emozione impetuosa e incontrollabile, a favore di una vita regolata dalla compostezza, dal rigore, e dal contegno.
Niente più isterismi emozionali, niente più lacrime, niente più sogni e desideri viscerali. Lena ha visto sua madre morire per amore, la sorella annientarsi per un ragazzo e rinascere dopo la cura, e non vede l'ora di sottoporsi all'operazione. Conta i giorni. Mancano solo 3 mesi. Poi sarà salva.
Ma Lena non si rende conto di essere già stata infettata, lei ama i suoi ricordi d'infanzia, stravede per la sua migliore amica Hana, adora ridere, correre e perdersi nella bellezza di un tramonto. Perchè l'amore è anche questo. Con la procedura invece tutto si azzera. Niente più migliori amiche, ma solo conoscenti. Niente più risate a squarciagola, ma composti sorrisi. Di notte i sogni lasciano spazio al buio più totale. I figli non si abbracciano, ma si educano con le parole. Gli animali domestici non si accarezzano, la loro presenza è ininfluente, un contorno a cui si rinuncia anche con brutale indifferenza. E per i proprio mariti, o mogli, non c'è passione, ma solo un normale istinto di accoppiamento. È sempre il governo che dopo la cura decide con chi fidanzare e far sposare ogni singolo abitante diventato maggiorenne.
Ma fuori da Portland, oltre il filo spinato, oltre la scarica elettrica che ti può uccidere, c'è la libertà. C'è la vita. Ci sono i Non-Curati.
Quella di Delirium è stata una
lettura profonda e indagatrice e Lena è stata una protagonista
indimenticabile. Lena... posata, controllata, che aspetta con ansia di
incanalare la sua vita in un corridoio dalle spesse mura in cui le sarà
impossibile voltarsi indietro, e che quando s'innamorerà di Alex farà
crollare quelle pareti senza rimpianti. Con tanta paura e altrettanto
coraggio.
Una paura che le hanno instillato dalla nascita, perchè il delirium è solo
questo. Paura. Paura di soffrire, di distruggersi, di amare troppo. Ma
come le dice Hana, la sua migliore amica, "Non puoi essere veramente
felice, se non sei infelice ogni tanto. Lo sai, vero?"
Per questo Hana decide di vivere la sua ultima estate da non-curata al massimo, tra balli e musica, a contatto coi ragazzi, e di notte, quando il coprifuoco è già scattato. Quando le pattuglie fanno le retate. Tutte cose vietate. Tutte cose che fanno inorridire Lena. Eppure dentro di lei qualcosa scalpita, e la Oliver descrive la presa di conscienza di una ragazza solo apparentemente già instradata verso questa fantomatica salvezza, con grande accuratezza e credibilità. Nei pensieri di Lena ci sono tante, troppe emozioni, e Alex ne è la prova. Le basta un sorriso, un occhiolino, una parola sussurrata vicino all'orecchio, il suo respiro sulla sua pelle che è già persa. Innamorata. Ammalata. Ma soprattutto felice.
E se all'inizio Lena scappa da quello che sente, in breve l'amore, quello stesso amore da cui tutti le hanno sempre detto di tenersi lontana, diventa la sua forza più grande. Perchè Lena non vuole sopravvivere, ma vivere. Non vuole parlare, ma gridare. Non vuole camminare, ma correre. E vuole farlo con Alex.
Lo so che della trama non ho detto quasi niente, ma questo libro è bello viverserlo e non manca di rivelazioni e colpi di scena. In tanti young adult, per non dire tutti, l'amore è il fulcro della storia, e lo è anche qui, addirittura in misura superiore, ma è anche meno banale, meno scontato, più tangibile e non riguarda solo il rapporto lui/lei, ma va oltre. L'amore è dappertutto.
Sappiate però che l'autrice è una sadica, sa di
esserlo, vuole esserlo, ci gode nell'annientare il lettore, e ci regala (eufemismo)
uno di quei finali da crepacuore. E come se non bastasse le previsioni
per l'uscita del seguito, Pandemonium, sono post-apocalittiche (se
teniamo conto della profezia dei Maya ovviamente). Il 2013. Ma il mio
cuore come ci arriverà nel 2013? Va be', diciamo che di tempo per
rimettere insieme tutti i pezzi ne ho...