A cura di Silvia (07/2012)
Voto:
Mi viene da sorridere se penso a quanto ho aspettato questo
libro. La devo smettere. Tutte le volte che smanio per qualcosa poi ci
resto male, sembra una cosa fatta apposta. D'altronde quanti libri
young adult da 5 stelle ho letto? Uno. Però da 4, o 4,5 ne ho letti
tanti, e mi sarebbe bastato, ma mai e poi mai
avrei pensato di dare ad Anna
Vestita di Sangue
3 misere stelline e mezza. Che rischiavano di essere 3!
Il romanzo è scritto in prima persona e la voce narrante, per una
volta, è quella del protagonista maschile. Teseo Cassio Lowood.
Se nelle prime pagine l'autrice ce lo mostra in azione, mentre fa
definitivamente fuori un autostoppista fantasma, poco dopo eccolo a
casa, con la mammina che gli pulisce l'athame (il suo micidiale
coltello) e alle prese con l'ennesimo trasloco.
Cas deve andare a uccidere Anna.
Capirete la mia fibrillazione sapendo, o almeno intuendo, che lui
invece di Anna s'innamorerà. Capirete quanto volessi, non solo
conoscere il fantasma tormentato di questa ragazza probabilmente
barbaramente uccisa, ma scoprire Cas.
Sono stata subito accontentata, solo che il ritratto che ne è uscito
fuori non è stato dei migliori. Mi verrebbe da dire che Cas mi stava un
pelo sul cas antipatico... Ma quanto si sente
supererore? Gli mancava
la cas-caverna,
il cas-costume,
e la cas-mobile
e il suo ego sarebbe
stato appagato. Ma che dico!? Lui non ha bisogno di queste
suppellettili
banali. Cas sa di essere bello, forte, intelligente, condannato a uno
sporco lavoro, ma sapete... qualcuno lo deve pur fare . A lui niente lo tange, almeno
apparentemente.
Nuova scuola? Dov'è il
problema, io sono intelligentissimo e bravissimo, prenderò ottimi voti
e poi via, verso nuovi orizzonti.
Ragazze? Tzè, lo so che
sono bello e figo, ma non ho tempo da perdere. Dovranno aspettarmi,
prima o poi una avrà l'onore di entrare nelle mie grazie.
Impegni? Un casino.
Vita dura la mia, sempre a uccidere fantasmi, ma in 3 anni ne ho fatti
fuori più di 20, un record che nemmeno mio padre aveva
raggiunto. Sono er mejo!
Mi rendo conto di aver parecchio parafrasato quello che doveva essere
il ritratto di un diciasettenne schiacciato dal peso delle
responsabilità, distrutto dalla perdita del padre e condannato a un
futuro da combattente errante e solitario, ma ai miei occhi Cas è
apparso solo come un ragazzino sbruffone e pieno di sè.
Poi arriva Anna. Una perfetta Dea della Morte, capelli neri
svolazzanti, vestito bianco grondante di sangue, vene pulsanti sotto
una pelle eterea. Anna è morta nel 1958 e da allora uccide chiuque
oltrepassi la soglia di casa sua, ma risparmia Cas, il quale potrebbe
farla tornare a essere una quasi
normale sedicenne anzichè una spietata assassina.
A questo punto la storia si fa più interessante, il nostro supereroe
scende dal piedistallo (e se la fa pure un po' sotto), si rimette in
gioco, si rende conto di aver a che fare con qualcosa di ingestibile
che rischia di compromettergli anche il cuore, e capisce che il gioco
di squadra non è poi così male. Avere degli amici ha i suoi lati
positivi. Sfogliata l'ultima pagina, Cas mi stava quasi simpatico
(attenzione "quasi").
Che dire invece di Anna? Il suo personaggio è talmente affascinante e
complesso che avrei voluto conoscerla meglio. All'inizio è così
meravigliosamente spaventosa che l'ho preferita alla semplice
fidanzatina della porta accanto in cui si trasforma.
Tirando le somme posso dire che il libro intrattiene, ma ha delle
pecche, come capita
spesso in tanti young adult, in quanto se da una parte
racconta una
storia forte e sconvolgente, dall'altra banalizza certi eventi. La
morte di alcuni personaggi sembra non sconvolgere più di tanto
nessuno, il
corpo di polizia sembra formato da un branco di idioti che quando non
trovano un colpevole archiviano il caso e passano ad altro, e chi non
sapeva dell'esistenza di fantasmi e acchiappafantasmi sembra assimilare
la
notizia con grande nonchalance...
"To', ma
allora sei l'erede di Buffy, piacere di conoscerti!"
Però sono curiosa di leggere il seguito. Perchè Anna Vestita di Sangue
è anche un romanzo venato da tinte horror niente male (ma osa Kendare, osa di più, non
aver paura di spaventarci, devi terrorizzarci!) e da una
dissacrante ironia che se presa per il verso giusto può risultare
accattivante. E adesso che sono entrata in sintonia (più o meno) con Cas
e con tutta la sua combriccola di improbabili, ma efficienti,
aiutanti, sono pronta a seguirlo fino all'inferno... be' quasi!