A cura di Silvia (11/2016)
Voto:
Nell'irrepitibilità dell'arte si
cova parte del suo miracolo. |
Se il sottotitolo del romanzo non fosse stato "storia di una macchina del tempo" forse non avrei mai iniziato Questo Libro Non Esiste, e avrei perso molto, perché tra le sue pagine si nasconde un mix stupendo fatto di profonde riflessioni e puro intrattenimento, un intrattenimento capace di sfociare in divertenti anagrammi e acrostici da ricercare tra le righe. Saggio, romanzo, settimana enigmistica. All in one.
A conquistarmi immediatamente è
stato lo stile tagliente e vivido dell'autrice e la caratterizzazione
di un personaggio decisamente insolito, lontanissimo dall'essere un
eroe. Anzi, se devo dirla tutta, Mathias
Onaru è il protagonista più vile e codardo che mi sia mai capitato di
incontrare. Difficile odiarlo però, perché la sua infanzia
- complicata, negata, disturbata - l'ha reso l'uomo insicuro e
inappagato che è.
Mathias ha voluto bene solamente a suo nonno, un uomo dalla presenza
terribile e ingombrante che l'ha reso spettatore indifeso di insulti,
rimproveri, atti di violenza e dei deliri di un vecchio che credeva di
poter cambiare il corso degli eventi e manipolare il tempo. Mathias, a
dieci anni, non capiva, si faceva carico di quella follia e
l'assecondava con arrendevole devozione.
Oggi, a distanza di trent'anni, cerca quello che non ha mai avuto nella
menzogna. Abita a Roma anche se tutti lo credono in America e la sera,
a scaldargli il letto e un piatto di pasta, c'è Luce, la donna più
perfetta del mondo di cui però non è innamorato.
Mathias, senza troppi giri di parole, è un fallito.
Non riesce ad amare chi gli fa del bene, intreccia relazioni
inconcludenti e professionalmente è a un bivio; ha scritto un libro, ma
è ancora a caccia di un editore che lo tolga dall'anonimato e gli
permetta una sorta di rivendicazione umana e professionale.
Poi gli eventi remano contro. Il manoscritto viene rubato, uno degli
editori che l'aveva ricevuto muore assassinato e la verità assume toni
quasi rocamboleschi. Ma vi dirò, a me della trama fine a se stessa
importava davvero poco, che Mathias ritrovasse il suo libro o che
venisse svelata l'identità dell'assassino, era quasi ininfluente. A
rapirmi è stata la prosa e tutto quello che racchiude. Una satira pungente sul mondo
autocratico dell'editoria e una bellissima riflessione priva
di retorica sul tempo che passa, fagocita, distrugge e inganna.
Marilù Oliva ha affrontato questa tematica - da punti di vista
differenti - in altri suoi romanzi che voglio assolutamente recuperare;
ne Le Sultane
parla degli ultimi rintocchi del tempo, ne Lo Zoo di come si
tenti di contrastarne l'intercedere. Questa volta invece con il tempo
un po' ci gioca, gli si avvicina, tenta di carpirne i segreti. Ma come
dice Mathias, il tempo
deve averlo inventato un grande impostore, perché troppe volte riesce a
farla franca.
In un alternarsi di passato e presente, tra amori che finiscono,
amicizie che si sfaldano, affetti che si perdono, i grandi
interrogativi dell'universo prendono forma in un romanzo arguto e
intelligente, un romanzo
che in termini temporali vi ruberà poche ore, ma che in termini
atomistici avrà l'effetto di una supernova.
Se non mi vuoi dimmi una bugia.
Se mi vuoi anche tu dimmi la verità.