A cura di Silvia (04/2019)
Voto:
La storia inizia dalla fine. Un bambino trovato morto, la sorella in
fin di vita, la baby sitter accusata di omicidio. Fin da subito mi sono
chiesta... ma le cose
stanno davvero così? La verità è quella che ci viene presentata?
Leïla Slimani fa subito un passo indietro e ci racconta gli antefatti.
Miryam e Paul sono una coppia felice, ma l'arrivo del primo figlio
sbilancia il loro equilibrio, il secondo nato lo spezza. Dietro ai
biberon da preparare e ai pannolini da cambiare non c'è una famiglia
felice, ma appesantita dalle responsabilità. La routine è fatta di
occhiaia, rimpianti, malinconia, finché un giorno non arriva Louise, la
tata perfetta, la donna che porterà luce e gioia nelle loro vite.
Miryam potrà finalmente appagare le sue ambizioni lavorando, Paul
troverà a casa una moglie soddisfatta e tutto sarà così perfetto da
renderli ciechi - "si
comportano come bambini viziati, come gatti domestici"
scrive l'autrice - ignari del fatto che Louise si stia poco alla volta
costruendo un nido invisibile a casa loro. Lei, così minuta, discreta,
abilissima nell'operare dietro le quinte, sembra avere il dono
dell'invisibilità, invece c'è. Lo sanno Adam e Mila, i bambini. E ben
presto lo capiranno anche Miryam e Paul.
Dietro a uno stile
asciutto e a una narrazione
secca e veloce, si nascondono i disagi del secolo, i lati
oscuri della maternità, l'incapacità di crescere, maturare, le piccole
e grandi intolleranze che ci rendono egoisti, egocentrici, razzisti.
Non c'è scampo
per nessun personaggio. L'autrice li analizza in modo
chirurgico, fotografa le loro azioni, registra le loro parole e lascia
a noi il compito di giudicare.
Ispirato a un fatto di cronaca vera avvenuto a New York, Ninna Nanna è un
titolo politicamente scorretto che affonda le unghie nel tessuto
sociale, strappa quel falso velo di ipocrisia in cui ci illudiamo di
trovare confortare e trasmette disagio, angoscia, terrore. C'è sempre
la sensazione che qualcosa stia per esplodere e soprattutto che il
colpevole non sarà solo uno.
Perché un voto così basso allora?
Per il finale. Ha funzionato tutto perfettamente fino a venti pagine
dalla fine, poi non so cosa sia successo.
Mi figuro una roba del genere.
"Leïla, muoviti, domani andiamo in
stampa"
"Arrivo, arrivo, mi manca la parte che collega la storia alle battute
iniziali...."
"Non c'è tempo, dai. Va bene così. Si capisce lo stesso."
*consegna il manoscritto*
Quindi sì. Ritrovarmi tra le mani una bomba e non averla vista esplodere ha pesato notevolmente sul mio giudizio finale. Peccato, perché fino a un certo punto mi sembrava di assistere all'autopsia - lucida e spietata - di un crimine, però poi, medico legale, polizia e testimoni... hanno dato forfait...