A cura di Silvia (07/2016)
Voto:
Ho
amato questo libro da subito. Il prologo, misterioso ma
palesemente tragico, mi ha dato immediatamente la spinta
giusta per consumare
le pagine del romanzo in ogni ritaglio di tempo. Non sempre apprezzo le
storie con una doppia narrazione posta su piani temporali differenti,
perché spesso capita che una addombri l'altra, invece questa volta ho
trovato tutto perfettamente coeso, anche se i capitoli ambientati
negli anni Ottanta si portano dietro una scia talmente insana che
mi sono fatta subito infettare. Ma si sa, io sono sensibile
I
protagonisti sembrano novelli eredi di Woodstock, che siano figli di
papà o senza famiglia hanno tutti un disperato bisogno di vivere senza
etichette e convenzioni. Quando scoprono ai margini della brughiera
londinese, un vecchio cottage abbandonato vicino a un lago cristallino,
decidono di stabililrsi in quell'oasi di pace e tranquillità per un
anno, nella vana speranza che nessuno li scopra.
È una sorta di
ritorno alle origini. Hanno appena finito l'università, ma vogliono
ancora sentirsi liberi, in pieno diritto di tenere insieme i frammenti
dei loro sogni; quello sarebbe un modo per guardarsi dentro,
riscoprendo un primordiale legame con l'ambiente e il valore troppo
spesso sottovalutato delle piccole cose.
Ben, Carla, Mac, Simon e Kat per dodici mesi
dovranno contare esclusivamente uno sull'altro.
Nonostante la situazione possa
sembrare forzata,
l'autrice ha una tale potenza narrativa e una capacità così grande di
modellare e deformare i personaggi
che si resta avvinghiati dalle dinamiche che poco a poco si
vengono a creare in modo quasi ipnotico. Perché nonostante le giornate
passate a ridere bagnati dal sole e le serate a sognare sotto un manto
stellato, questo piccolo
mondo utopico è senza
dubbio destinato a crollare. Lo si capisce da subito. I
segnali sono
pochi ma ricorrenti e inequivocabili.
Intanto
la storia si sposta
trent'anni avanti: Lila riceve una busta anonima con all'interno
la chiave di un cottage in totale stato di abbandono che le viene
donato senza nessuna spiegazione.
Lontana dalla vita caotica della città, immersa nella campagna
londinese, Lila vuole curare le sue ferite e poco a poco entrerà in
simbiosi con quell'ambiente bucolico, un piccolo angolo di paradiso
dove sembra possano succedere solo cose belle, ma in cui il Male, in
passato, vi ha abitato...
Drammatico,
intenso, controverso. L'autrice attraverso una penna solo
all'apparenza delicata, tratta diverse tematiche, passando dal bisogno
disperato di sentirsi parte di un gruppo, all'amore totalitario che ti
porta ad annullare ogni fibra del tuo essere. E poi, maternità negate,
gravidanze indesiderate, abusi, violenze... personaggi che
inciampano continuamente nei loro errori o vengono divorati dal dolore.
Alla fine però L'Azzurro
del Cielo non Ricorda
è un libro che parla soprattutto di donne. Donne che cercano
di correre più veloce del dolore e delle delusioni nel vano tentativo
di afferrare l'amore o di curare le ferite del passato. Donne che si
donano in modo incondizionato. Donne
che bruciano di passione e fremono
di rancore.
Ho
un debole per i libri pieni di inganni e bugie, e devo ammetterlo,
pensavo di aver ricostruito il puzzle nella sua interezza, invece alla
fine mi sono resa conto che mi era avanzato un tassello che ha trovato
la sua giusta collocazione solo in un
finale sconvolgente e amarissimo. Un epilogo
che rivela al lettore quella verità che l'autrice ha preferito tacere
ai suoi personaggi, perché a volte non c'è perdono possibile, ma il
senso di colpa può rivelarsi una punizione sufficiente. O forse no. La
Richell non
prende posizione, al lettore la libertà di farlo.
P.S. Se volete parlare del finale, nei commenti non dimenticate di
segnalare che si tratta di SPOILER! Grazie!