A cura di Silvia
(06/2018)
Voto:
Wow, che libro! Era da tanto, tantissimo tempo che non mi
capitava tra le mani un romanzo così evocativo e scritto talmente bene
da volerlo centellinare per non perdermi quei momenti di raro piacere
in cui potevo crogiolarmi nella sua lettura.
Dopo quattrocento pagine che forse sono volate anche troppo in fretta
adesso vorrei solo ricominciarlo.
Mi manca Mahony, il giovane uomo dai lunghi capelli, i pantaloni a
zampa e il cipiglio da orfano che lascia Dublino e fa ritorno a
Muldering, il paese natio, per scoprire le sue origini. Tormentato da
un passato che ignora e dal mistero che avvolge la scomparsa della
madre, Mahony vorrebbe solo che qualcuno rispondesse alle
sue domande,
ma il paese è piccolo, omertoso, bigotto e parlare di Orla sembra un
vero e proprio tabù.
A prenderlo sotto la sua ala malandata e decadente è la signora Cauley;
occhio malandrino, un numero imprecisato di anni a pesarle sulle
fragili ossa e un aspetto regale nonostante la parrucca sbilenca. Sarà
lei, una sorta di "Miss Marple cazzuta"
a sfruttare la recita annuale
per interrogare (senza troppi sotterfugi) i vari paesani e scoprire
cosa successe quel fatidico giorno del 1950.
A distanza di ventisei anni i ricordi tornano a galla, le bugie
scorrono a fiumi e i morti si sollevano dalle lastre di pietra per
sentire cosa i vivi hanno da dire...
E' una verità universalmente ignota il fatto che, quando i morti fanno di tutto per ricordare qualcosa, i vivi, facciano ancora di più per dimenticarlo. |
Onnipresenti ma mai invadenti, i fantasmi di Muldering si
fanno vedere solo da Mahony, ma tacciono, non gli rivelano nulla,
almeno non in modo esplicito.
Adesso... immaginatevi un pagano bello, temerario e dagli occhi scuri a
pie' libero in una cittadina bigotta sempre pronta a battersi il petto
per ottenere il sacro perdono. Immaginate cosa potrà scatenare la sua
presenza soprattutto quando dalla sua parte c'è quell'elemento
sovrannaturale che vi renderà il tutto suggestivo e magico. Una foresta
incantata. Un'invasione di rane. Un'uragano che può spazzare via le
menzogne. Immaginate donne dai cuori infranti, uomini gelosi e segreti
inconfessabili.
Muldering è incastrata tra amore e paura, disprezzo e affetto, con Mahony sempre piantato in testa. |
Potete avere tutta l'immaginazione del mondo, ma difficilmente
sarete preparati a questo romanzo che di meraviglioso ha
soprattutto la
scrittura. La storia alla fine è semplice, si cerca di
svelare quella
verità che al lettore è parzialmente nota fin dal primo capitolo, ma è
la penna di Jess Kidd a creare un incanto perpetuo. Il
linguaggio è
ricercato, visivo, classicheggiante, l'elemento magico si fonde
perfettamente con la scelta delle parole e non mancano citazioni
(sapientemente rimaneggiate) di grandi romanzi del passato.
Bello quindi. Bello tutto. Bella la costruzione che alterna le vicende
di Orla negli anni Cinquanta a quelle del figlio nel 1976, ben riuscita
la caratterizzazione dei personaggi e vorrei dire bello anche il
finale, ma c'è qualcosa che mi è mancato. Una risposta che avrei
voluto. Per Mahony, ma soprattutto per me stessa.
Nonostante l'autrice abbia dichiarato di amare gli epiloghi che
lasciano dei sottintesi impliciti, quando mi affeziono a un
protagonista, quando si scatena l'empatia, vorrei solo delle certezze e
non nego che ancora ci penso a come sono andate le cose e a come
sarebbero potuto essere assolutamente perfette.
Ma va bene lo stesso; Lascia Dire
alle Ombre
resta un romanzo raro e
prezioso, capace
di soddisfare i palati più raffinati, e io resto la
solita lettrice che se la lega al dito per le inezie, aggiunge un
"meno" alle quattro stelline, e piange in un angolino, orfana, triste e
sola, perché di romanzi così ne ha sempre bisogno e quando finiscono
mancano da morire.
N.B. Sembra che Jess Kidd abbia preso in considerazione
l'idea di un libro dedicato a una giovane signora Cauley e non avete
idea di quanto il suo personaggio se lo meriti.