A cura di Silvia (04/2017)
Voto:
Inizia
con una scena decisamente forte La
Figlia Femmina di Anna Giurickovic Dato. Una bambina a
letto, in procinto di addormentarsi, e un padre che invece di
rimboccarle le coperte ci si infila sotto... poi
l'inquadratura si
sposta, sono passati anni, Maria è diventata un'adolescente irrequieta
e sta per conoscere il nuovo compagno della madre, Antonio.
Il pranzo della domenica, il sole che batte contro i vetri, la gioia
nel cuore di una donna, Silvia, che spera di poter dare una svolta a
una vita perennemente
sottotono e continuamente condizionata dall'uomo
che ha accanto.
Tra una portata e l'altra i ricordi però tornano a galla e poco alla
volta la verità si fa strada nel cuore di una madre che forse ha fatto
solo finta di non sapere... Intanto Maria ammicca, ancheggia, sbatte le
ciglia. Non è la solita Maria che ce l'ha con il mondo intero, e se non
fosse per quel fare da civetta, potrebbe sembrare una normale ragazzina
in procinto di diventare donna. Quasi ci casca Silvia. È così felice di
vedere la sua Maria allegra che non nota subito quei suoi atteggiamenti
da Lolita. Ma al lettore non sfugge nulla, anche se a fine romanzo ci
si chiede fino a che punto Maria sia solo ed esclusivamente la tragica
conseguenza di un'infanzia profanata. Di certo, nonostante
tutto,
vittima non
sembra mai. Che la violenza l'abbia privata di un'identità
solida e ben definita è certo, che la madre si sia resa complice
involontaria lo è altrettanto, e Maria non riesce a perdonarla. Silvia
doveva salvare la sua bambina e non l'ha fatto. Ha chiuso gli occhi, si
è rifugiata nel suo mondo perfetto, e adesso merita di essere punita
per mano del suo stesso sangue.
Roma, calda, accogliente e vera, doveva rappresentare un nuovo
inizio. Rabat, sfavillante e colorata, coi suoi odori speziati e la
luce calda del Marocco è il passato da seppellire. Ma certe dinamiche
ritornano sempre. I ricordi non hanno una dimora fissa e scappare è
inutile.
Silvia, voce narrante, resta per tutte le duecento pagine una presenza
quasi anonima, alienata, incapace di vedere cosa si cela dietro alle
grida della figlia, dietro ai suoi sbalzi d'umore e alle scollature
forse troppo profonde. Ma il momento della verità arriva sempre e nei
modi più inaspettati, senza cortesie e salamelecchi.
La Figlia Femmina sembra il romanzo di un'autrice navigata, una che della vita ha visto tanto, invece Anna Giurickovic Dato non ha nemmeno trent'anni e la sua penna è già fluida e generosa, anche se non priva di imperfezioni. Candidato al Premio Strega, vagamente mi ha ricordato Il Dio del Massacro di Yasmina Reza, noto soprattutto per la trasposizione cinematografica di Roman Polański, Carnage. Un incontro. L'educazione, i convenevoli, la buona creanza... sorrisi e strette di mano. Poi la rovina. Ecco, se posso fare un piccolo appunto, avrei preferito in una caduta finale più amara e plateale.