A cura di Chebarbachenoia (2006)
In un città qualunque, di una Nazione qualsiasi, in un tempo
indefinito, (e per questo spazio e tempo divengono universali)
all'improvviso, nel trantran
quotidiano (tanto è vero che il primo ad essere colpito è un uomo fermo
ad un semaforo), esplode
un'epidemia di CECITÀ.
Una cecità contagiosa che si trasmette non si sa come.
Il Governo correrà immediatamente ai ripari e, pur ignorando in che
modo si diffonde l'epidemia, isolerà i primi ciechi (che ben presto
diverranno centinaia), in un ex manicomio, impedendo loro qualsiasi
contatto con l'esterno.
Questa cecità non solo è più contagiosa e si diffonde più rapidamente
di un'influenza, ma per di più è BIANCA.
"È come essere immersi in un mare
di latte ad occhi aperti",
dirà uno dei ciechi.
Già… "uno dei ciechi". Ma chi?
Cosa importa? Sono, (siamo !?!?!?) tutti ciechi. Non solo gli uomini,
anche Dio (leggete e capirete cosa intendo).
I personaggi del romanzo, infatti, rimarranno sempre "anonimi": niente
Bruno, Mario, Lucia, Carla... no, no! Saranno semplicemente
il primo cieco, il medico, la ragazza con gli occhiali scuri, il
bambino strabico, il vecchio con la benda nera….
Il lettore accompagnerà questi ed altri personaggi guidato dagli occhi
della moglie del medico, l'unica misteriosamente scampata al "mal
bianco". Ella, infatti, per stare accanto al marito, si unirà agli
altri ciechi, nascondendo loro di non aver perso la vista.
Non intendo dirvi cosa accadrà all'interno dell'ex manicomio e poi
fuori (perché i reclusi abbandoneranno quella specie di lager e
scopriranno che tutto
il Mondo è divenuto cieco). Né se recupereranno la vista…
Dovrete avere l'amabilità di leggere il libro.
Vi basti sapere che sarà un autentico inferno.
I ciechi vivranno nell'orrore senza vederlo, gli passeranno accanto
forse solo intuendolo.
A chi legge, invece, non andrà altrettanto liscia perchè quell'orrore
lo vedrà attraverso gli occhi della moglie del medico.
E infatti il lettore "vedrà" come si perde l'etica, il rispetto, la
dignità e come nasceranno i soprusi e la violenza.
Non sono una campionessa nelle "somiglianze" ma ci trovo un po'
dell'ansia, dell'attesa de "Il deserto dei Tartari" di Buzzati e un po'
della violenta trasformazione-involuzione dei ragazzi de "Il signore
delle mosche" di Golding.
"È una vecchia abitudine dell'umanità,
passare accanto ai
morti e non vederli….Non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo….
Ciechi che, pur vedendo, non vedono…. Il mondo è pieno di ciechi vivi".
Può sembrare, (ed è di certo), una metafora fin troppo banale
e scontata.
Il classico "Non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere". Ma è
magnificamente resa, e forse la grandezza di uno scrittore sta
anche in questo: rendere grande una cosa semplice fino quasi alla
banalità.
Tenendo presente che il titolo originale del libro è "Saggio sulla
Cecità" , probabilmente si capisce meglio l'intento di Saramago che,
sono parole sue, dice: "Volevo raccontare le difficoltà che
abbiamo a comportarci come esseri razionali, collocando un gruppo umano
in una situazione di crisi assoluta. La privazione della vista è, in un
certo senso, la privazione della ragione. Quello che racconto in questo
libro, STA SUCCEDENDO IN QUALUNQUE PARTE DEL MONDO IN QUESTO MOMENTO".
Insomma : un vero e
proprio incubo, angosciante ma bello e ben raccontato.
Due parole sulla punteggiatura: non esiste. Pochi paragrafi, solo punti
e virgole e niente virgolette a "circoscrivere" il racconto diretto. In
altri termini: tutto di fila, tutto di un fiato. Proprio come si legge
il romanzo.
Nota:
il romamzo è stato pubblicato anche dalla Feltrinelli.
Film:
Nel 2008 è uscito il film girato dal regista brasiliano Fernando
Mairelles, con Julianne Moore, Mark Ruffalo, Alice Braga e Garcia
Bernal. In Italia è stato distribuito nel 2010.