|
BLONDE di Joyce Carol Oates
Titolo originale: Blonde
© Bompiani, 2000
Genere: Biografia romanzata
A cura di *Rigel
Colibrì
" ...ma tu continuavi ad essere bambina,
sciocca come l'antichità, crudele come il futuro,
e fra te e la tua bellezza posseduta dal potere
si mise tutta la stupidità e la crudeltà del presente."
Pier Paolo Pasolini
New York. Un'appetitosa
ragazza all'apice della sua bellezza. In un abitino di crêpe bianco,
stretto in vita, con un corpetto che le culla il seno tra le seducenti
pieghe elastiche del tessuto.
La ragazza è ferma a gambe larghe su una grata della metropolitana. La
sua testa di un biondo irreale lanciata all'indietro, come sospinta dal
soffio d'aria che dal basso le gonfia la gonna e che invano lei cerca
di trattenere con voluttuosi gridolini divertiti. Benedetto venticello
che fa fluttuare magicamente il diafano abito bianco attorno ai suoi
fianchi e le scopre le mutandine di cotone. Un vestito magico, senza il
quale la ragazza sarebbe solo mera carne da macello, volgarmente
esibita. Un abito che passerà alla storia. Come colei che lo porta.
Quella ragazza è Marilyn Monroe.
Pallida come un raggio di luna e placida come una bambola meccanica.
Eppure incredibilmente fremente, scintillante, incandescente. La sua
pelle era fine e traslucida come pura seta, ma contemporaneamente
rovente al tatto. Lievemente dorata. Non aveva nulla di particolarmente
perfetto, nulla che potesse rivelare il segreto della sua bellezza. Non
aveva un naso bellissimo come Liz Taylor o le labbra scolpite di
Brigitte Bardot, e neppure gli stupendi occhi a mandorla di Sofia
Loren. Eppure appariva più di tutto questo messo assieme.
In qualsiasi luogo e in qualsiasi scena era in grado di assorbire la
maggior parte della luce. Senza sforzo apparente. Assorbiva la maggior
parte della vita, per quanto meticolosamente coloro che le stavano
vicino si prodigassero per emergere. Sulla pellicola era qualcosa di
ultraterreno. Mentre gli altri personaggi erano soltanto misere figure
bidimensionali, Marilyn Monroe, o Norma Jeane Baker, era una creatura
viva. Con quella sua splendida pelle, coi suoi movimenti da sonnambula,
con la sua voce da bambina, col blu traslucido dei suoi occhi
portentosi, simile a quello di un tempestoso mare del nord.
Eppure, nonostante il mondo si prostrasse incantato al suo fascino,
Norma Jeane sembrava non avvertire il suo potere. La magia bianca che
espandeva intorno a sé.
Per tutta la vita avrebbe conosciuto se stessa dalla testimonianza e
dalle parole degli altri. Avrebbe conosciuto la propria esistenza e il
valore di quella tramite lo sguardo altrui, l'unico di cui potersi
fidare tanto quanto non poteva fidarsi del suo.
Non era in grado di controllare sé stessa e conseguentemente il proprio
successo. La sua "fama" era un incendio che nessuno era in grado di
dominare, neppure i pezzi grossi dello Studio di Hollywood, che se ne
attribuivano il merito. In effetti per loro non era un Mito e neppure
un'icona. "Marilyn Monroe" ai loro occhi era una sgualdrinella di
livello appena più alto di quello di una prostituta o di un attrice
porno. Eppure era difficile non vederne il talento. Sul set
Marilyn Monroe appariva come un'attrice nata, per certi versi
una specie di "genio" -qualunque cosa significhi il termine "genio"-,
che di volta in volta si scopriva a recitare per istinto, così come una
donna sul punto di annegare, a furia di dibattersi in maniera convulsa
e sconnessa, si scopre a nuotare per disperazione. Per istinto
naturale.
Tutto questo grazie all'amica dello specchio di Norma Jeane, che lei
scoprì appena fu abbastanza grande per vedere. La sua Amica Magica,
piena di purezza. Solo attraverso lo specchio Norma Jeane poteva
percepire il proprio corpo, con nitidezza, con ludicità. Solo così
poteva vedere sé stessa.
"Nessuno mi vuole, voglio morire". L'errore
di essere nata e l'ambizione di vendicarsi del mondo conquistandolo
-in qualche modo, in qualsiasi modo!- sola, come singolo individuo,
perdipiù di sesso femminile, privo di genitori, abbandonato,
inizialmente ignorato come un solitario insetto in una pullulante massa
di propri simili. La promessa di riuscire a farsi amare, da tutti e
soprattutto da coloro che avevano disprezzato il suo amore, punendoli
con la propria bellezza e la propria tenacia. Tuttavia Norma Jeane,
nonostante la ferita nell'anima, dentro di sé sapeva di essere stata
fortunata ad arrivare così in alto, quando la sua alternativa era
finire ustionata a morte nell'acqua bollente o bruciata viva dalla
madre impazzita nel bungalow all'828 di Highland Avenue.
Nonostante questo la vita di Norma Jeane come Marilyn Monroe era
diversa da quella presentata sulle copertine delle più prestigiose
riviste patinate d'America. La sua vita era una vita di duro lavoro, un
lavoro pieno di preoccupazioni, che di notte la teneva sveglia per
l'ansia, un lavoro duro, logorante e massacrante come mai nessuno di
quelli che aveva fatto prima. Era come camminare su un filo, senza
rete, con addosso l'occhio critico di qualcuno che non aspettava
nient'altro che un suo passo falso. L'occhio del prossimo con il suo
crudele potere di ridere di lei, di prenderla in giro, di rifiutarla,
di licenziarla, di rispedirla con un calcio nel nulla in cui era nata.
Eppure sulla scena era diversa. Guardarla era affascinante, come
potrebbe esserlo guardare un malato di mente. Niente recitazione,
nessuna tecnica. Nel suo camerino avveniva qualcosa. Entrava timida,
impacciata, insicura, fragile e, dopo qualche ora, al suo posto
appariva un'altra persona, un'altra personalità che era la sua ma che
al tempo stesso non era la sua. Calata nelle sua parte, come se
finalmente avesse trovato la propria identità.
L'attore è sempre più grande delle parti che contiene, sicchè Norma
Jeane era più grande di tutti in personaggi che interpretava. Persino
più grande di "Marilyn Monroe". Era consapevole che la propria
recitazione era puro istinto viscerale e che forse non era neppure
degna di essere chiamata tale, "e che quel dispendio di spirito
l'avrebbe consumata prima dei trent'anni". Norma Jeane era un'atleta
pronta a spingersi fino ai limiti delle proprie possibilità, barattando
la propria felicità e la propria giovinezza con l'applauso del
pubblico. Tutti sostenevano che mancasse di "tecnica". Ma la mera
"tecnica" non è in realtà solo assenza di passione?
La pellicola per Marilyn Monroe era un'amica, i propri personaggi
un'animazione. Un'animazione che riusciva a controllare dentro di sé,
proiettandosi direttamente sullo schermo, sapendo come gli spettatori
l'avrebbero vista dal buio della sala. Un'immagine che migliaia di
sconosciuti avrebbero scrutato e adorato.
Marilyn era una fiamma viva, scoppiettante. Al di là della bellezza
quanto della sensualità. Una febbre, un delirio, qualcosa di molto
vicino a un genio morboso. Il genio folle che impazzisce se non riesce
ad esprimersi - la causa dello sfacelo dei suoi ultimi anni. Marilyn,
così insicura che chiedeva di rigirare all'infinito ogni scena,
provandola anche per sessantacinque volte! Quando la scena però era
perfetta lei lo capiva al volo e allora sorrideva, con quel suo sorriso
abbacinante, talmente bello da non poter essere naturale. Talvolta
però, soprattutto nelle ultime pellicole, era talmente terrorizzata che
arrivava sul set con ore di ritardo, spesso senza neanche arrivarci.
Tuttavia il cinema era il suo elemento: se si fosse fermata di recitare
sarebbe annegata.
Decine di volte in quegli anni si era ritrovata in quella sala
cinematografica, il Sepulveda Theater a Van Nuys, da sola o con gli
amici, a fissare incantata laPrincipessa Buona e il Principe
Misterioso. Col cuore in gola per la loro sorte. Sognando di essere
loro e non accorgendosi di essere molto più di loro. Sognava di essere
portata nel loro mondo perfetto, di bearsi nella loro bellezza e nel
loro amore, in quel mondo dove non c'era mai silenzio, ma sempre una
dolce musica di sottofondo; dove non c'era alcun pericolo di sentirsi
mancare la terra sotto i piedi, di sentirsi annegare.
Marilyn Monroe incarnava il senso di colpa dell'America
di metà secolo. L'America consumista. L'America tragica,
"dove le misere toppe della Commedia" potevano ben poco davanti "alle
falle della tragedia".
Marilyn Monroe era Hollywood e tutto ciò che vi gravitava attorno negli
anni '50. Era la paladina di volti senza tempo, di quegli attori che
mai il mondo dimenticherà. Clark Gable, Marlon Brando, Montgomery
Clift, Ava Gardner, Richard Widmark, Joseph Cotten, Tom Ewell, Jack
Lemmon, Tony Curtis, Cary Grant. Gente che potevi aver conosciuto da
sempre. Marlon Brando poteva essere un tuo zio scapolo e Ava Gardner
un'amica di tua madre, giovane divorziata di provincia. Erano americani
qualsiasi degli anni '50, eppure erano misteriosi, diversi da tutti gli
altri, perché li avevi conosciuti sullo schermo, appartenenti a quel
mondo misterioso. Negli anni '50, a Hollywood, persino la tua stessa
faccia, vista in uno specchio -ad esempio quello specchio scheggiato
nel bagno pubblico - era un mistero impossibile da comprendere.
Marilyn Monroe, nata per stare sullo schermo, era incapace di vivere
nella realtà. Con le persone vere non era come coi personaggi. La vita
è una scena che non finisce mai, senza un regista che urla lo stop.
Quando parli con le persone non sai mai cosa vogliono dire. Lì non c'è
il copione, che sai già in partenza cosa ti diranno e cosa gli
risponderai. Quando succede una cosa non c'è un perché, succede e
basta. Come quando inizia a piovere.
Da questo punto di giunzione nasce la proverbiale fragilità di Marilyn
Monroe. Fragilità acuita dal fatto di essere donna.
Le donne per gli uomini, infatti, non sono mai abbastanza forti; mai
abbastanza alte; hanno il corpo delicato e fragile, sono bamboline; un
corpo fatto per essere guardato, toccato, coccolato dagli altri; un
carpo nato per essere usato dagli altri, perché gli altri lo mordano e
lo assaporino; un corpo per gli altri e mai per sé stesse.
Marilyn Monroe era schiava di questa concezione, schiava dell'Amore.
Per lei essere voluta significava sapere di esistere. Voluta, anche se
sua madre l'aveva rifiutata. Voluta, anche se il padre era scappato.
Finchè un uomo qualsiasi la voleva, era salva.
Marilyn Monroe non nacque contemporaneamente a Norma Jeane. Era una
sera del gennaio 1950, quando tutto ebbe inizio, quando "Marilyn" venne
al mondo. Sola e felice e festeggiare in mezzo a una folla di estranei
elegantissimi, tra calici di champagne, senza il suo amante che non era
venuto all'anteprima di Giungla d'Asfalto. Finalmente Norma Jeane era
davvero "Marilyn Monroe", sfolgorante in un abito da sera bianco,
scollatissimo, attillatissimo, a voler porgere al mondo le proprie
forme perfette.
Finalmente il mondo in lei non vedeva più la sgualdrina, la cagna, la
caricatura che guadagnava 12 dollari al giorno e che diede inizio alla
propria carriera a carponi sul tappeto di pelliccia bianca di Mr Z; il
mondo vedeva in lei la ragazza volenterosa, talentuosa, tenace e piena
di speranza che era Norma Jeane Baker.
Con l'avanzare del tempo, però, lei stessa si sarebbe dimenticata della
sua vera essenza. "Marilyn Monroe" si sarebbe dimenticata di quanto
anche Norma Jeane fosse stata incredibilmente bella, nonostante il
colore slavato dei suoi capelli, nonostante la sua risatina stridula,
nonostante i suoi abiti fin troppo sobri. Anche quando era poco più che
adolescente, per strada, giovanotti e uomini adulti si erano voltati a
guardarla ammirati ed era stata la sua foto su Stars & Stripes
a mettere in moto il meccanismo e a farla rinascere come "Marilyn
Monroe", la bionda strepitosa, un ruolo a cui si era accuratamente
preparata. Un ruolo però che non poteva essere felice.
"Pensi che se un colibrì avesse la piena consapevolezza
del battito delle proprie ali riuscirebbe a volare?". Marilyn
Monroe visse la proprio vita senza essere consapevole, in un'America
corrotta, truccata per il mondo con centimetri e centimetri di cerone
per nascondere le proprio perversioni e le proprie follie.
Blonde ci racconta tutto questo. E' una fotografia squallida, impudica,
crudele, vera. Una rappresentazione dolente e dolorosa delle fragilità
e delle meschinità umane. La Oates scandaglia l'abisso dei sentimenti
umani, con una scrittura in terza persona, che sovente cede la
narrazione alla balbettante voce della protagonista, o a quella
talvolta rude e talvolta malinconica dei suoi amanti, o a quella
spregiudicata e perfida dei suoi collaboratori. Pagine scritte in uno
stampatello fitto, minuscolo, delirante; pagine scritte in corsivo,
pagine di dialoghi, pagine ossessive, convulse, infernali, senza
punteggiatura; pagine d'amore, di incubi, di deliri da alcool e
barbiturici. Pagine che piangono vere lacrime, per l'amara sorte della
loro dolce eroina.
Marilyn Monroe. Norma Jeane Baker. La sorellina minore, nei cui sogni i
giochi di bimba diventavano pietre per la propria tomba. La nostra
Marilyn volata lontana, via, nella notte del mondo, caduta in un sogno
profondo e violento. Volata, cantando, verso il mistero.
Di seguito sono riportati i film
citati nel testo di Blonde,
utili per una maggior comprensione del romanzo.
Giungla d'Asfalto
U.S.A. 1950
The Asphalt Jungle
Regia : John Huston
Cast
Marilyn Monroe (Angela Phinlay Sterling) Hayden (Dix Handley)
Louis Calhern (Alonzo D. Emmerich)
Jean Hagen (Doll Conovan)
>> trailer<<
|
|
La Tua Bocca Brucia
U.S.A. 1995
Titolo originale: Don't Bother to Knock
Regia: Roy Ward Baker
Cast
Marilyn Monroe è Nell
Richard Widmark
Anne Bancroft
Donna Corcoran
Debra Chiate
>>trailer<<
|
|
Niagara
U.S.A. 1953
Titolo originale: Niagara
Regia: Henry Hathaway
Cast
Marilyn Monroe (Rose Loomis)
Joseph Cotten (George Loomis)
Jean Peters (Polly Cutler)
Casey Adams (Ray Cutler)
>>trailer<<
|
|
Gli Uomini Preferiscono
le Bionde
U.S.A. 1953
Titolo originale: Gentlemen Prefer Blondes
Regia: Howard Hawks
Cast
Marilyn Monroe (Lorelei Lee)
Jane Russel (Dorothy Shaw)
Charles Coburn (Sir Francis "Piggy" Beekman)
Elliot Reid (Ernie Malone)
>>trailer<<
|
|
Quando la Moglie
è in Vacanza
U.S.A. 1955
Titolo originale: The seven Year itch
Regia: Billy Wilder
Cast
Marilyn Monroe (La ragazza)
Tom Ewell (Richar Sherman)
Evelyn Keyes (Helen Sherman)
>>trailer<<
|
|
Fermata d'Autobus
U.S.A. 1956
Titolo originale: Bus Stop
Regia: Joshua Logan
Cast
Marilyn Monroe (Cherie)
Don Murray (Bo)
Arthur O'Connell (Virgilio)
>>trailer<<
|
|
Il Principe e la Ballerina
U.S.A. 1957
Titolo originale: The Prince and the Showgirl
Regia: Laurence Olivier
Cast
Marilyn Monroe (Elsie Marina)
Laurence Olivier (Carlo, The Prince) Sybil Thorndike (la Regina)
>>trailer<<
|
|
A Qualcuno Piace Caldo
U.S.A. 1959
Titolo originale: Some Like It Hot
Regia: Billy Wilder
Cast
Marilyn Monroe (Sugar Kowalczyk )
Jack Lemmon (Jerry/Daphne)
Tony Curtis (Joe/Josephine/Junior)
>>trailer<<
|
|
A Qualcuno Piace Caldo
U.S.A. 1960
Titolo originale: The Misfits
Regia: John Huston
Cast
Marilyn Monroe (Roslyn Taber)
Clark Gable (Gay Langland)
Montgomery Clift (Perce Howland)
>>trailer<<
|
|
|