A cura di Silvia (08/2014)
Voto:
In-cre-di-bi-le. Gente, non ho parole. Vi dico solo che appena
ho sfogliato l'ultima pagina di questo quinto volume sono stata
assalita dalla voglia irrefrenabile di rileggere tutto dal principio.
Due i motivi. Il primo, banale, ma innegabile, Joe Hill è dannatamente
bravo e nell'attesa dell'epilogo finale un ripassatina non può fare che
bene. Il secondo è la naturale conseguenza del primo. Hill non solo è
bravo, ma è proprio geniale e rileggere tutto dal principio si
rivelerebbe di
certo un'esperienza totalmente nuova. Mi permetterebbe di scorprie cose
che
non avevo notato, di inquadrare dettagli a cui avevo dato poca
importanza
e di dare nuova importanza ai vari indizi disseminati tra le
pagine. Insomma, arrivati a questo punto riprendere in mano
l'intera serie, e riscoprirla grazie a nuove e più
forti consapevolezze, è d'obbligo.
Ormai le avventure dei Locke non riguardano più solo i tre
fratelli, ma coinvolgono generazioni passate, affondano le radici fuori
dalla Porta Nera e questa volta Hill non solo ci lascia con
l'immancabile colpo di scena finale, ma ci regala una serie infinita di
spiegazioni grazie alla Chiave
Sfasatempo e a un tuffo nel passato.
Sapremo da dove vengono le chiavi, chi le ha forgiate, chi le
custodisce e perché. Sapremo tutto, ma ancora una volta tutto non sarà
abbastanza, perché queste pagine hanno il potere di stregarti, di
renderti vittima delle parole e schiavo delle immagini. C'è magia. A fiotti.
E
sarà proprio
l'elemento magico quello maggiormente sviscerato e analizzato, mentre
la
storia si snoderà su tre piani temporali: il 1775, il 1988 e il
presente.
Questa volta più che mai ci ritroveremo persi nei labirinti di una
storia sempre più surreale, sempre più terribile, sempre più
paurosa.
Ci sono ancora dei buchi narrativi, mancano le spiegazioni ad alcuni
eventi, ma mi aspetto che tutti i nodi vengano al pettine, perché non
perdonerò a Hill la minima svista.
Per ora mi inchino al suo estro, e spero che l'epilogo sia all'altezza
delle alte, altissime, pirotecniche aspetttive. E nell'attesa
mi alzo in piedi e gli faccio un applauso.