|
IL DEMONE di Alan D. Altieri
Magdeburg: Il Demone (Vol. 3 della trilogia Magdeburg)
Ed.Corbaccio 2007 - pag. 666
Generi: Storico/azione/fantasy
A cura di Russell
La trilogia di Magdeburg giunge al termine.
In questo terzo volume tutti i nodi si sciolgono, ogni mistero viene finalmente
svelato.
Tranne forse il grande mistero del desiderio di annientamento umano, che
Alan D. Altieri ha da sempre posto al centro dei suoi romanzi.
Dopo l'Inverno della Furia, arriva la Primavera del Demone. Calda, arroventata,
con un vento che anziché refrigerio trascina spine e i veleni della Guerra
Eterna.
La terra di Dekken, ultimo baluardo di neutralità è destinata a essere
travolta.
Non c'è salvezza dalla Guerra e dagli Eserciti.
Diciassettesimo secolo, il Secolo di Ferro, Dominio degli uomini di Ferro,
uomini come Falkenberg strenuo difensore della Città della Vergine, in
realtà correo nello stupro, testimone del Matrimonio di Magdeburg.
Uomini come Wallenstein, eminenza grigia e motore della Guerra Eterna,
o come il Feldmaresciallo Tilly, macellaio di Magdeburg per incapacità
o per gioco del destino. Tutti scendono in guerra, la Germania è ormai
devastata, irriconoscibile; solo la Dekkenhausen conserva una parvenza
di normalità, destinata a non durare a causa della discesa del suo sovrano
verso il baratro. In questo terzo volume infatti si completano le parabole
di Reinhardt Von Dekken e della sua nemesi, il misterioso Eretico chiamato
Wulfgar. Rivali seppur nello stesso schieramento, complici e al tempo
stesso distanti.
I loro destini legati e intrecciati troveranno il loro compimento in un
percorso circolare che come ci era stato promesso, riporterà l'equilibrio
tra gli elementi, attraverso un sofferto cammino che porterà ciascuno
dei personaggi ad affrontare il proprio demone interiore, in un mondo
devastato dal Demone della guerra.
La vicenda, pur essendo mossa da questi due personaggi, è in questo terzo
capitolo carica di una coralità già presente nella Furia e qui finalmente
sviluppata in pieno.
Non solo questo dualismo dunque, ma una serie di rapporti e contrapposizioni
permeano questo volume.
Degno di nota lo schema dei rapporti tra gli uomini di fede, l'algida
Madre Erika e lo psicotico Monsignor Nahuaus, Padre Bolanos, l'implacabile
inquisitore, e il misterioso Fratello Axel dell'Ordine dell'Ascia, più
guerriero che monaco. Il palcoscenico è enorme nello sviluppo temporale
e negli spazi, colorato di rosso e di nero. Le sequenza di azione in contemporanea
sono numerose, così da dare finalmente rilievo anche alle altre figure
che apparivano minori ne "la Furia".
Gli appartenenti al mondo militare sono trattati tutti con pari dignità
dall'autore, a cominciare da uno straordinario Peppenheim, condottiero
ma soldato nell'animo, abilissimo e ben felice di mostrare a Dekken la
realtà sulla guerra e su se stesso. Gottschalk, Kane, naturalmente Stark
e un intensissimo Corigliano si prendono in modi diversi la loro parte
in un segmento, quello dell'assedio di Magdebug, molto lungo e avvincente,
caratterizzato anch'esso dalla presenza degli elementi naturali (il fuoco
della Forgia e dell'incendio, l'acqua avvelenata dell'Elba e della pioggia,
la terra fangosa di Forte Nemeck e l'aria, vento che trasporta le frecce,
le ceneri e gli odori della Guerra Eterna) e da almeno tre momenti diversi
in cui la Guerra ci viene mostrata in tutta la sua follia e crudeltà (da
brividi l'incendio scandito dal Dies Irae) Altieri ancora una volta non
concede la dissolvenza in nero sulle nefandezze della guerra: tutto viene
raccontato e i particolari macabri non mancano.
Non c'è compiacimento, ma cronaca: racconto di un massacro che segnò la
storia europea per i secoli seguenti sia dal punto di vista politico che
religioso.
Storia e narrativa dunque si fondono, così come personaggi storici e non
interagiscono tra loro in maniera marcata.
Le vicende umane e sentimentali risultano molto approfondite, su tutte
la relazione tra Stark e Mikla, che seppur sviluppata su poche pagine,
riesce veramente a colpire al cuore.
La vicenda umana o disumana se si vuole di Reinhardt Von Dekken meriterebbe
un discorso a parte: uomo schiavo delle sue stesse pulsioni, travolto
dalla sua stessa ambizione, perde se stesso quando si illude di poter
giocare allo stesso tavolo di personaggi della risma di Wallenstein.
Dekken cade quando risulta evidente che non è lui il più cattivo e spietato,
ma che ci sono sempre, e questo vale per tutti, pesci più grossi e affamati
in qualunque mare.
Reinhardt si costruisce un'illusione: fabbrica il suo Demone ma quando
questo prende corpo ne viene divorato. Wulfgar è l'araldo, corvo che accompagna
l'anima, testimone di una distruzione si "guidata" e "incoraggiata", ma
in fondo autoinflitta.
Trilogia Magdeburg
1. L'Eretico
2. La Furia
3. Il Demone
|